Il film è già uscito, alcuni forse
non lo hanno ancora visto (male!), altri sì. Per cui ecco due
recensioni, la prima senza spoiler, la seconda con spoiler.
RECENSIONE SENZA SPOILER
Alla fine siamo arrivati alla
conclusione di questa terza trilogia di Star Wars, la prima a
produzione Disney, accompagnata da due spin off di opposte fortune, e
da una valanga di polemiche con il mondo dei fan, impensabili quando
i social non erano così sviluppati.
E le polemiche non sono mancate con
L'Ascesa di Skywalker. Di esso si è detto di tutto e di più,
compreso il fatto che abbia tradito la saga di Lucas, ma allo stesso
tempo di aver negato il capitolo precedente, oggetto della stessa
accusa di tradimento. Un ossimoro non da poco.
Com'è questo capitolo finale? Forse non
il migliore dal punto di visto di riuscita cinematografica , ma
sicuramente è il più denso di trama, e il più intriso di
riferimenti a tutto il resto della saga, avendo il compito di
concludere alla fine una storia raccontata in nove film (più
“derivati”). E siccome è un mestierante, che di storytelling e
di cinema ne sa qualcosa, Abrams riesce nell'impresa.
Quello che però lo mette chiaramente
in difficoltà è il contesto produttivo in cui si ritrova. La
gestione del franchise da parte della Lucasfilm senza Lucas è stata
caratterizzata da una scarsa organizzazione editoriale della trilogia
(complice forse anche il continuo cambio di registi) senza avere
un'idea chiara dello sviluppo globale della storia, ma in pratica
producendo ogni volta un film a sé stante. Il tutto sfruttando
all'inverosimile l'effetto nostalgia del pubblico. Ma con cinque film
(comprendendo gli spin off) in quattro anni la nostalgia fa presto a
scemare.
Il film aveva quindi il compito di
recuperare più elementi possibili della saga, di dare risposte non
date, e di provare a dire qualcosa di suo. Insomma, chiudere il
cerchio. Il risultato è un po' come avere due pellicole in una (lo
sceneggiatore Terrio sperava di avere anche un episodio dieci), con
tanti eventi concentrati all'inizio, e molti personaggi sacrificati
(Rose Tico in particolare). Si compie un miracolo riportando in scena
Carrie Fisher, ma allo stesso tempo le sue battute sembrano messe un
po' a forza. In compenso c'è un bello spazio per i personaggi di Rey
e Kylo Ren per portare avanti la loro storia, con grande prova degli
interpreti. Questo è il loro film, come lo è stata in fondo
tutta la trilogia. Inoltre la pellicola sa regalare epicità, scene
d'azione frenetiche e scene spettacolari. Ma soprattutto riesce ad
emozionare. Insomma, è Star Wars, e merita andarlo a vedere.
RECENSIONE CON SPOILER
I morti parlano!
Così inizia il rullo di scritte che
seguono il titolo di questo nuovo e ultimo Star Wars, L'Ascesa di
Skywalker.
E infatti parla l'ex Imperatore
Palpatine, dato da tutti per morto in quello che fino a quattro anni
fa era l'episodio conclusivo della saga, Il Ritorno dello Jedi.
E invece qui ritorna anche lui, forse zombie, oppure no, a
rivendicare che non c'è nessun altro cattivo che può tenergli testa
in quella galassia lontana lontana.
Ma parla pure Mark Hamill/Luke
Skywalker, che torna come fantasma della forza, dopo che era
dipartito nell'episodio precedente, non tanto amato dall'interprete
pur essendone il coprotagonista.
E parla (come visione? Ricordo?) pure
Harrison Ford /Han Solo, dopo che ne Il risveglio della Forza aveva
ottenuto quello a cui mirava dal 1980: far morire il personaggio.
Eppure torna, a rivendicare il ruolo brevemente assegnato ad un
attore più giovane nel bello e fallimentare prequel /spin off SOLO.
E parla pure la compianta Carrie
Fisher, nel ruolo di Leia, scomparsa nel 2016, grazie ad un
fantastico lavoro di maquillage cinematografico che fa sembrare reale
la sua presenza nei set, e purtroppo irreale la presenza degli attori
che devono interagire con lei.
Perché la verità è che, finché
possono “girare”, questi fantasmi cinematografici sono tanto
amati quanto ingombranti; e, più sinteticamente, indimenticabili. Da
qui gran parte dell'origine dell'astio che ha colpito gli ultimi film
di Star Wars.
In fondo il messaggio ce lo lancia lo
stesso regista J.J. Abrams in una scena incompresa da molta critica,
e cioè quando C3PO perde la memoria, e chiama “il suo più vecchio
amico” il primo essere che incontra, e battezza come la sua prima
battaglia laser i primi colpi di fucile che vede. In molti lo hanno
visto semplicemente come un paio di scene comiche senza senso nella
trama. E invece il suo messaggio è chiaro: caro fan di Guerre
Stellari, se questo fosse il primo film della Saga, sarebbero questi
i personaggi e le situazioni che tu ameresti come un fondamentalista
religioso. Ma ci sarà sempre un R2D2 che ti ripristinerà la memoria
della battaglia su Yavin, della fuga da Hoth, e della mano tagliata a
Bespin. E pure del blocco mercantile su Naboo, e del duello su
Mustafar.
Per cui arrendiamoci al mito,
rendiamogli omaggio, lasciamo che gli spiriti degli Jedi passati ci
invasano e ci invadano, ma allo stesso tempo lasciamo che i nuovi
eroi prendano il loro posto nell'universo. Perché alla fine Rey, pur
essendo una Palpatine, decide di essere Skywalker: ne ha diritto,
come è stato diritto di ogni bambino o bambina che ha giocato negli
ultimi quarant'anni fingendo di essere Luke, piuttosto che Han. Il
mito non appartiene ad una parte di fan piuttosto che ad un'altra, ma
appartiene a tutti.
E il regista rende omaggio chiudendo e
tirando le fila non solo di questa ultima trilogia (che ha visto dei
buoni film presi singolarmente, ma poca gestione generale) ma anche
delle precedenti (che ha visto due trilogie dello stesso autore
stilisticamente opposte tra loro).
Lo fa con un film imperfetto,
sicuramente il meno riuscito cinematograficamente della nuova
trilogia, soprattutto per quanto riguarda i personaggi secondari,
troppi e senza necessario approfondimento, e relegando colpevolmente
sul fondo Rose, altra coprotagonista de Gli Ultimi Jedi. Ma
d'altro canto dà il giusto spazio alla conclusione del duetto Rey
/Kylo Ren, coadiuvato dalla grande prova degli interpreti, Daisy
Ridley e Adam Driver: che belli i loro primi piani, e quanto è emozionante la scena di lei che gli sfila la spada e con essa lo penetra
nella pancia... Basterebbe questo per amare il film eppure c'è
un'ampia parte della critica e del fandom che lo accusano di aver
tradito la saga di Lucas, ma allo stesso tempo di aver negato il
capitolo precedente, oggetto della stessa accusa di tradimento. Un
ossimoro non da poco. E lo accusano pure di poco coraggio. Ma la
realtà è che probabilmente solo Abrams poteva avere il coraggio di
concludere una saga entrata nel mito con nove episodi (più spin
off), che ha visto sceneggiatori e registi gettare la spugna o essere
allontanati. La battaglia finale del film è un parallelo con la
sfida per realizzare il film.
Si è dovuto
recuperare gli spiriti dei jedi passati e le voci dei loro
interpreti; si è dovuto recuperare ogni astronave possibile, da
quella che apriva il primissimo film, a quella protagonista di una delle serie animate. La situazione è
disperata: l'effetto nostalgia è scemato facendo uscire cinque film
in quattro anni (pessima strategia), Lucas si è arrabbiato perché
non hanno preso la sua sceneggiatura, Hamill ha poco gradito bere
latte munto da alieni come un alcolizzato, e tutti commentano nel
fondo nero dei social, come gli spiriti dei sith negli spalti di
fronte a Palpatine. Ma la dipartita (filmica) di Leia, l'arrivo di
Lando con la flotta sulle note della famosa marcia scritta da
Williams 42 anni fa, e Rey che alla fine osserva i due soli di
Tatooine, regalano emozioni e forse qualche lacrima.
“Io sono
Skywalker”, afferma Rey.
La missione, pur
con difficoltà, è compiuta.
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