sabato 4 gennaio 2020

J'ACCUSE/L'UFFICIALE E LA SPIA di ROMAN POLANSKI

con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois / Francia, Italia / 126’



L'Affare Dreyfuss, ossia il più clamoroso scandalo politico e giudiziario, che sconvolse la Francia tra fine '800 e inizio '900, secondo Polanski. Il film riprende il caso dell'ufficiale di orgini ebree condannato ingiustamente per spionaggio, con una meticolosissima ricostruzione storica, attenta ad ogni dettaglio e scenografia. Ed il tutto è girato seguendo le regole base delle detective story e delle pellicole d'inchiesta.
Le due ore del film scorrono bene nonostante il groviglio degli intrighi della trama ed i tanti personaggi. E il sottotesto politico, con il parallelismo alle manifestazioni d'intolleranza dei nostri giorni, è chiarissimo.
Unica nota negativa: la confezione assomiglia troppo ad uno sceneggiato televisivo di lusso.
Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, da dove ha portato a casa il Leone d'Argento. 
Produce Luca Barbareschi.

mercoledì 1 gennaio 2020

STAR WARS - L'ASCESA DI SKYWALKER di J.J. Abrams


Il film è già uscito, alcuni forse non lo hanno ancora visto (male!), altri sì. Per cui ecco due recensioni, la prima senza spoiler, la seconda con spoiler.


RECENSIONE SENZA SPOILER


Alla fine siamo arrivati alla conclusione di questa terza trilogia di Star Wars, la prima a produzione Disney, accompagnata da due spin off di opposte fortune, e da una valanga di polemiche con il mondo dei fan, impensabili quando i social non erano così sviluppati.
E le polemiche non sono mancate con L'Ascesa di Skywalker. Di esso si è detto di tutto e di più, compreso il fatto che abbia tradito la saga di Lucas, ma allo stesso tempo di aver negato il capitolo precedente, oggetto della stessa accusa di tradimento. Un ossimoro non da poco.
Com'è questo capitolo finale? Forse non il migliore dal punto di visto di riuscita cinematografica , ma sicuramente è il più denso di trama, e il più intriso di riferimenti a tutto il resto della saga, avendo il compito di concludere alla fine una storia raccontata in nove film (più “derivati”). E siccome è un mestierante, che di storytelling e di cinema ne sa qualcosa, Abrams riesce nell'impresa.
Quello che però lo mette chiaramente in difficoltà è il contesto produttivo in cui si ritrova. La gestione del franchise da parte della Lucasfilm senza Lucas è stata caratterizzata da una scarsa organizzazione editoriale della trilogia (complice forse anche il continuo cambio di registi) senza avere un'idea chiara dello sviluppo globale della storia, ma in pratica producendo ogni volta un film a sé stante. Il tutto sfruttando all'inverosimile l'effetto nostalgia del pubblico. Ma con cinque film (comprendendo gli spin off) in quattro anni la nostalgia fa presto a scemare.
Il film aveva quindi il compito di recuperare più elementi possibili della saga, di dare risposte non date, e di provare a dire qualcosa di suo. Insomma, chiudere il cerchio. Il risultato è un po' come avere due pellicole in una (lo sceneggiatore Terrio sperava di avere anche un episodio dieci), con tanti eventi concentrati all'inizio, e molti personaggi sacrificati (Rose Tico in particolare). Si compie un miracolo riportando in scena Carrie Fisher, ma allo stesso tempo le sue battute sembrano messe un po' a forza. In compenso c'è un bello spazio per i personaggi di Rey e Kylo Ren per portare avanti la loro storia, con grande prova degli interpreti. Questo è il loro film, come lo è stata in fondo tutta la trilogia. Inoltre la pellicola sa regalare epicità, scene d'azione frenetiche e scene spettacolari. Ma soprattutto riesce ad emozionare. Insomma, è Star Wars, e merita andarlo a vedere.





RECENSIONE CON SPOILER


I morti parlano!
Così inizia il rullo di scritte che seguono il titolo di questo nuovo e ultimo Star Wars, L'Ascesa di Skywalker.
E infatti parla l'ex Imperatore Palpatine, dato da tutti per morto in quello che fino a quattro anni fa era l'episodio conclusivo della saga, Il Ritorno dello Jedi. E invece qui ritorna anche lui, forse zombie, oppure no, a rivendicare che non c'è nessun altro cattivo che può tenergli testa in quella galassia lontana lontana.
Ma parla pure Mark Hamill/Luke Skywalker, che torna come fantasma della forza, dopo che era dipartito nell'episodio precedente, non tanto amato dall'interprete pur essendone il coprotagonista.
E parla (come visione? Ricordo?) pure Harrison Ford /Han Solo, dopo che ne Il risveglio della Forza aveva ottenuto quello a cui mirava dal 1980: far morire il personaggio. Eppure torna, a rivendicare il ruolo brevemente assegnato ad un attore più giovane nel bello e fallimentare prequel /spin off SOLO.
E parla pure la compianta Carrie Fisher, nel ruolo di Leia, scomparsa nel 2016, grazie ad un fantastico lavoro di maquillage cinematografico che fa sembrare reale la sua presenza nei set, e purtroppo irreale la presenza degli attori che devono interagire con lei.
Perché la verità è che, finché possono “girare”, questi fantasmi cinematografici sono tanto amati quanto ingombranti; e, più sinteticamente, indimenticabili. Da qui gran parte dell'origine dell'astio che ha colpito gli ultimi film di Star Wars.
In fondo il messaggio ce lo lancia lo stesso regista J.J. Abrams in una scena incompresa da molta critica, e cioè quando C3PO perde la memoria, e chiama “il suo più vecchio amico” il primo essere che incontra, e battezza come la sua prima battaglia laser i primi colpi di fucile che vede. In molti lo hanno visto semplicemente come un paio di scene comiche senza senso nella trama. E invece il suo messaggio è chiaro: caro fan di Guerre Stellari, se questo fosse il primo film della Saga, sarebbero questi i personaggi e le situazioni che tu ameresti come un fondamentalista religioso. Ma ci sarà sempre un R2D2 che ti ripristinerà la memoria della battaglia su Yavin, della fuga da Hoth, e della mano tagliata a Bespin. E pure del blocco mercantile su Naboo, e del duello su Mustafar.
Per cui arrendiamoci al mito, rendiamogli omaggio, lasciamo che gli spiriti degli Jedi passati ci invasano e ci invadano, ma allo stesso tempo lasciamo che i nuovi eroi prendano il loro posto nell'universo. Perché alla fine Rey, pur essendo una Palpatine, decide di essere Skywalker: ne ha diritto, come è stato diritto di ogni bambino o bambina che ha giocato negli ultimi quarant'anni fingendo di essere Luke, piuttosto che Han. Il mito non appartiene ad una parte di fan piuttosto che ad un'altra, ma appartiene a tutti.
E il regista rende omaggio chiudendo e tirando le fila non solo di questa ultima trilogia (che ha visto dei buoni film presi singolarmente, ma poca gestione generale) ma anche delle precedenti (che ha visto due trilogie dello stesso autore stilisticamente opposte tra loro).
Lo fa con un film imperfetto, sicuramente il meno riuscito cinematograficamente della nuova trilogia, soprattutto per quanto riguarda i personaggi secondari, troppi e senza necessario approfondimento, e relegando colpevolmente sul fondo Rose, altra coprotagonista de Gli Ultimi Jedi. Ma d'altro canto dà il giusto spazio alla conclusione del duetto Rey /Kylo Ren, coadiuvato dalla grande prova degli interpreti, Daisy Ridley e Adam Driver: che belli i loro primi piani, e quanto è emozionante la scena di lei che gli sfila la spada e con essa lo penetra nella pancia... Basterebbe questo per amare il film eppure c'è un'ampia parte della critica e del fandom che lo accusano di aver tradito la saga di Lucas, ma allo stesso tempo di aver negato il capitolo precedente, oggetto della stessa accusa di tradimento. Un ossimoro non da poco. E lo accusano pure di poco coraggio. Ma la realtà è che probabilmente solo Abrams poteva avere il coraggio di concludere una saga entrata nel mito con nove episodi (più spin off), che ha visto sceneggiatori e registi gettare la spugna o essere allontanati. La battaglia finale del film è un parallelo con la sfida per realizzare il film.
Si è dovuto recuperare gli spiriti dei jedi passati e le voci dei loro interpreti; si è dovuto recuperare ogni astronave possibile, da quella che apriva il primissimo film, a quella protagonista di una delle serie animate. La situazione è disperata: l'effetto nostalgia è scemato facendo uscire cinque film in quattro anni (pessima strategia), Lucas si è arrabbiato perché non hanno preso la sua sceneggiatura, Hamill ha poco gradito bere latte munto da alieni come un alcolizzato, e tutti commentano nel fondo nero dei social, come gli spiriti dei sith negli spalti di fronte a Palpatine. Ma la dipartita (filmica) di Leia, l'arrivo di Lando con la flotta sulle note della famosa marcia scritta da Williams 42 anni fa, e Rey che alla fine osserva i due soli di Tatooine, regalano emozioni e forse qualche lacrima.
“Io sono Skywalker”, afferma Rey.
La missione, pur con difficoltà, è compiuta.