tag:blogger.com,1999:blog-28822975120713106132024-03-13T03:33:42.300-07:00TANNHAUSERImmagini e parole...solo per declinare delle percezioni...dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.comBlogger113125tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-63403910954616722102021-12-27T10:34:00.008-08:002021-12-28T01:53:09.526-08:00"È STATA LA MANO DI DIO" DI PAOLO SORRENTINO
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiUJK4kafUQHL--Svt4dh86hhMpuFbPj2klk7HNCGKzRZHaf-sfRygbgwIWV8V3bOY2GzxhVHLFlTzuB1HFsF1UhjtxkFtq4szRm-JC41dLK0DZeQe6s1Z8E2iBVbSwhFj3dTF6ku4ry9dr6oWUzHEBIzOwUALa7tdJMf4a6R2B7IxQa7rC_ov_OWVY=s352" style="display: block; padding: 1em 0; text-align: center; "><img alt="" border="0" width="320" data-original-height="183" data-original-width="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiUJK4kafUQHL--Svt4dh86hhMpuFbPj2klk7HNCGKzRZHaf-sfRygbgwIWV8V3bOY2GzxhVHLFlTzuB1HFsF1UhjtxkFtq4szRm-JC41dLK0DZeQe6s1Z8E2iBVbSwhFj3dTF6ku4ry9dr6oWUzHEBIzOwUALa7tdJMf4a6R2B7IxQa7rC_ov_OWVY=s320"/></a></div>
Il limite più grande di Sorrentino è sempre stato se stesso. O, ancor meglio, la tentazione di farsi trascinare dall'estetica della sua grammatica cinematografica, rischiando in alcuni momenti che essa sia fine a se stessa.
Da qui la distinzione tra le opere più riuscite (Il divo) e quelle meno riuscite (Loro).
Per fortuna ne È stata la mano di Dio, presentato in concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, riesce ad evitare questo rischio rinunciando, per una volta, a raccontare la storia di un personaggio larger than the life, e concentrandosi su una storia più intima, addirittura autobiografica.
Finalmente un Sorrentino che non è il solito Sorrentino, ma che ci racconta di Sorrentino.
Lo spunto è la giovinezza del regista, quell'adolescenza in cui perse i genitori mentre la sua città, Napoli, si ubriacava di Maradona.
Un'occasione, per incrociare tra loro temi quali l'elaborazione di un lutto, lo spirito di Napoli, e la vocazione che può portar un giovane a diventare regista. Con due fantasmi che aleggiano su tutto. Ovviamente, il primo è il già citato Pibe de oro. Il secondo è il fantasma di Fellini, citato direttamente, tanto da entrare in un suo set e sentire la sua voce, ma anche indirettamente, attraverso suggestioni che collegano il film ad Amarcord. Ed in fondo questo è l'Amarcord di Paolo Sorrentino, così come la Grande Bellezza era la sua Dolce Vita.
Il rimando a Fellini può suggerire un cinema, una fuga dalla realtà. Ma Sorrentino in fondo non rinuncia mai alla realtà. L'incontro con il regista Capuano racconta infatti l'altra metà della sua poetica, il suo desiderio di raccontare storie, luoghi e persone vere. Semmai Sorrentino esalta la realtà iperbolizzandola. Basta vedere come rappresenta questa sua famiglia simpaticamente disfunzionale, che attraversa la vita, compresi i suoi drammi sempre tra l'ironia e l'allegoria.
Grande prova di attori (con un Servillo efficacemente defilato, e non al centro della storia, stavolta) per un film che ha portato a casa il Leone d'Agento: forse meritato, forse inutile, visto già l'ampio riconoscimento ricevuto dal regista negli ultimi anni. A questo riconoscimento si sono comunque aggiunti il Premio Mastroianni all'attore esordiente Filippo Scotti, protagonista dle film, e l'onore di essere nella shortlist per il migliore film internazionale agli Oscar.
dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-91492676871598760202021-10-11T12:29:00.004-07:002021-10-11T14:11:47.394-07:00Dune- di Denis Villeneuve<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4E7lg9XH63sbsKpHDwgRHF193NM-XOHskoAsAY5UNBGanSAf87ZOZjiP0N8sWTMl2x5wozcFnMgt6cmfwhKx07FioJKju28dzU7-tUzUtsUaPyUnuRucrBP9eKRZOV7uuVvz_twD1DWU/s698/OIP.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="698" data-original-width="474" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4E7lg9XH63sbsKpHDwgRHF193NM-XOHskoAsAY5UNBGanSAf87ZOZjiP0N8sWTMl2x5wozcFnMgt6cmfwhKx07FioJKju28dzU7-tUzUtsUaPyUnuRucrBP9eKRZOV7uuVvz_twD1DWU/s320/OIP.jpg" width="217" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Un <b>pianeta</b> ricoperto interamente
di sabbia. Nobili casati che si fanno la guerra per il suo controllo.
Un <b>Impero galattico</b> sull'orlo di una crisi. Una sostanza
preziosissima che può dare sovrannaturali poteri. Un <b>giovane
destinato</b> a diventare guida militare e religiosa di un popolo
nomade e guerriero...</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Questa la trama molto sintetica di
<i>Dune,</i> film che ha attraversato<b> la Mostra del Cinema di
Venezia 2021 nei suoi giorni di apertura,</b> e poi le sale di tutto
il mondo.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Il romanzo <i><b>Dune</b></i><b> di
Frank Herbert</b> sta alla fantascienza come <i> Il Signore degli
Anelli </i>sta al fantasy epico.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Forse l'importanza nella storia della
letteratura non sarà la stessa, ma come influenza nel genere di
appartenenza siamo più o meno allo stesso livello. Probabilmente,
infatti, <b>non avremo avuto </b><i><b>Star Wars</b></i><b> senza
</b><i><b>Dune.</b></i><b> </b>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E' chiaro quindi che la trasposizione
di tale opera a livello cinematografico ha la sua difficoltà di base
vista <b>l'aspettativa che può creare. </b>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Ancor di più se pensiamo che <b>Lynch</b>
aveva già portato sul grande schermo le sabbie di questo pianeta
negli anni '80(c'è stato nel frattempo anche un quasi sconosciuto
serial tv, per quanto di lusso). Non fu accolto bene né da pubblico
né da critica; ma nel tempo è diventato un <b>cult</b>, e, per come
l'ho visto io, era riuscito a condensare in poco più di due ore la
trama complessa del libro. E non va sottovalutato il fatto che Lynch
riuscì a metterci qualcosa di suo, con un'estetica che tendeva a un
barocco che enfatizzava corpi deformi (elementi comunque presenti nel
libro).
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Ora ci riprova quindi <b>Denis
Villeneuve, regista canadese, </b>che si è dovuto confrontare con
il precedente letterario e con il precedente cinematografico.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E' necessaria un'altra versione al
cinema? Sì, se è per dare <b>giuste dimension</b>i di racconto, di
epicità, di spazi e grandiosità in generale alle pagine di Herbert.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E Villeneuve su tutto questo coglie nel
segno. Forse il barocco Linchiano in certi momenti manca, così come
la morbosità legata ai corpi. Qui è tutto più <b>asettico,
lineare</b>. Ma è anche lo stile di Villeneuve, già espresso in
altri suoi film. Qui lo applica dando un'omogeneità generale alla
visione dei mondi di Dune, rendendolo<b> un universo coerente. </b>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Un film perfetto? Non proprio</b>, e
pure meno convincente rispetto alle altre due opere
fantascientifiche di <b>Villeneuve (Arrival e Blade Runner 2049)</b>.
Ma è anche solo la prima parte di una storia, bisognerà attendere
il <b>secondo episodio (se verrà realizzato)</b> per avere un
giudizio più complessivo.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Ma intanto abbiamo potuto avere
l'assaggio di due ore e mezza di una storia epica e spettacolare, in
cui difficilmente si riesce a non rimanere stupiti di fronte ad
alcune scene. E' fantascienza adulta, ma è anche <b>cinema nella sua
massima forma. </b>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Un difetto, a cercarlo, sta forse in <b>un
cast fatto di troppi big</b>, in cui Jason Mamoa e Josh Brolin
sembrano interpretare Jason Mamoa e Josh Brolin, piuttosto che i
loro personaggi. Molto meglio Oscar Isaac (l'iconico Duca Leto) e
Rebecca Ferguson, (sebbene sia un po' giovane per interpretare la
madre del protagonista). <b>Confidiamo nei giovani protagonisti,</b> Timothée
Chalame e
Zendaya, sperando che si lascino andare un po' di più nella seconda
parte, anche per compensare lo stile asciutto, a volte un po' troppo,
del regista. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-87772253770940521962020-01-05T09:39:00.001-08:002020-01-05T09:39:22.026-08:00MARRIAGE STORY /STORIA DI UN MATRIMONIO di NOAH BAUMBACH
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<b><span style="font-family: Times New Roman, serif; font-size: medium;"></span></b><br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">con
Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta,
Julie Hagerty / USA / 135’</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmhgF_CmuOrEPd09evaHS9Kv-2pwk5nr8nMOBNFPHwr4AUwbiO05kAZK96s-kot8DZzkaVhCqYpKDK7UKThCySQSQ6SPQe5FLyvClOclua02GMfBJvY0oeg3ClKB-uLj7Y03MEO63YhI4/s1600/marriage.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1110" data-original-width="1600" height="221" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmhgF_CmuOrEPd09evaHS9Kv-2pwk5nr8nMOBNFPHwr4AUwbiO05kAZK96s-kot8DZzkaVhCqYpKDK7UKThCySQSQ6SPQe5FLyvClOclua02GMfBJvY0oeg3ClKB-uLj7Y03MEO63YhI4/s320/marriage.jpg" width="320" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="en-US">Ormai
abituati a vederli in film pieni di eroi ed effetti speciali, fa un
po' strano vedere Adam Driver e Scarlett Johansson in un film tutto
intimismo, famiglia, risate e (grandi) litigi. E riscoprire (ancora)
quanto sono bravi. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="it-IT">Coppia
</span>sposata si separa, prima apparentemente in maniera pacifica, e
poi scatenando avvocati e contesa del figlio. Sembra quasi un
trattato scientifico sulla fine di un matrimonio, sapendo però
evitare cose già viste, e affidandodsi alla bravura degli attori. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><span lang="en-US">I
due protagonisti sono bravissimi nel passare dal registro drammatico</span><span style="color: black;"><span lang="en-US">
a quello da commedia da una scena all'altra. E bravi anche i
comprimari. In primis Laura Dern, nei panni di una diabolica avvocata
divorzista. Ma troviamo anche un invecchiato ma feroce Ray Liotta, un
dolce Alan Alda, e una ritrovata </span></span><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span lang="en-US"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Julie
Hagerty (</span></span></span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span lang="en-US"><i><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">L'Aereo
più pazzo del mondo</span></span></i></span></span></span><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span lang="en-US"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">)
nella parte della divertente mamma del personaggio della Johansson. Chissà se qualcuno si aggiudicherà l'Oscar. </span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><span style="color: black;"><span style="text-decoration: none;"><span lang="en-US"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Presentato alla mostra del Cinema 2019 (uscendone senza premi), è prodotto e "trasmesso" da Netflix. </span></span></span></span></span></span></span></span></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-79323157967571023612020-01-04T07:16:00.000-08:002020-01-04T07:28:22.813-08:00J'ACCUSE/L'UFFICIALE E LA SPIA di ROMAN POLANSKI <div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><span style="font-size: x-small;"><b><span style="background: transparent;">con
Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois /
Francia, Italia / 126’</span></b></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-XwEfr8jv5Rahk4X_zjom_XGpph3ERteuvFB8XuUFlJnGpgLPxsH1V4PK9qv9fnaIbweq7WzhBqPQG4Gl_jCB3eRgGIsYtCjBMBhqLO0JUbpndm0HA1UnNBWBII9KF7WU263mJf_8NdQ/s1600/locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-XwEfr8jv5Rahk4X_zjom_XGpph3ERteuvFB8XuUFlJnGpgLPxsH1V4PK9qv9fnaIbweq7WzhBqPQG4Gl_jCB3eRgGIsYtCjBMBhqLO0JUbpndm0HA1UnNBWBII9KF7WU263mJf_8NdQ/s320/locandina.jpg" width="224" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><span style="font-size: x-small;"><b><span style="background: transparent;">L'Affare
Dreyfuss, ossia il più clamoroso scandalo politico e giudiziario, che
sconvolse la Francia tra fine '800 e inizio '900, secondo Polanski.
Il film riprende il caso dell'ufficiale di orgini ebree condannato
ingiustamente per spionaggio, con una meticolosissima ricostruzione
storica, attenta ad ogni dettaglio e scenografia. Ed il tutto è
girato seguendo le regole base delle detective story e delle
pellicole d'inchiesta. </span></b></span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><span style="font-size: x-small;"><b><span style="background: transparent;">Le
due ore del film scorrono bene nonostante il groviglio degli intrighi
della trama ed i tanti personaggi. E il sottotesto politico, con il
parallelismo alle manifestazioni d'intolleranza dei nostri giorni, è
chiarissimo. </span></b></span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><span style="font-size: x-small;"><b><span style="background: transparent;">Unica
nota negativa: la confezione assomiglia troppo ad uno sceneggiato
televisivo di lusso. </span></b></span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><span style="font-size: x-small;"><b><span style="background: transparent;">Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, da dove ha portato a casa il Leone d'Argento. </span></b></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="en-US" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: #222222;"><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><span style="font-size: x-small;"><span style="background: transparent;"><span style="background-color: white; color: #222222; display: inline; float: none; font-family: "palatino linotype" , serif; font-size: 12px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 700; letter-spacing: normal; text-align: justify; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">Produce
Luca Barbareschi.</span></span></span></span></span></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-31518816552640518942020-01-01T08:37:00.000-08:002020-03-31T01:55:31.469-07:00STAR WARS - L'ASCESA DI SKYWALKER di J.J. Abrams<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il film è già uscito, alcuni forse
non lo hanno ancora visto (male!), altri sì. Per cui ecco due
recensioni, la prima senza spoiler, la seconda con spoiler.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWJ1C9bM6NZqYSKdrQQJBROD5_D4eLBNNcgKJtM5KHwCrli_YNF3AskJopV0p90rbH8PkPeJ30iGToWrklHb_xJXkIyOm8qJFcP6Sfp-4rLqcV4DVvDECzYqQF178P8OmH2Z3FRr1KfO4/s1600/Star_Wars_-_L%25E2%2580%2599ascesa_di_Skywalker_f348f961.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="287" data-original-width="512" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWJ1C9bM6NZqYSKdrQQJBROD5_D4eLBNNcgKJtM5KHwCrli_YNF3AskJopV0p90rbH8PkPeJ30iGToWrklHb_xJXkIyOm8qJFcP6Sfp-4rLqcV4DVvDECzYqQF178P8OmH2Z3FRr1KfO4/s320/Star_Wars_-_L%25E2%2580%2599ascesa_di_Skywalker_f348f961.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
RECENSIONE SENZA SPOILER
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Alla fine siamo arrivati alla
conclusione di questa terza trilogia di Star Wars, la prima a
produzione Disney, accompagnata da due spin off di opposte fortune, e
da una valanga di polemiche con il mondo dei fan, impensabili quando
i social non erano così sviluppati.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E le polemiche non sono mancate con
<i>L'Ascesa di Skywalker.</i> Di esso si è detto di tutto e di più,
compreso il fatto che abbia tradito la saga di Lucas, ma allo stesso
tempo di aver negato il capitolo precedente, oggetto della stessa
accusa di tradimento. Un ossimoro non da poco.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Com'è questo capitolo finale? Forse non
il migliore dal punto di visto di riuscita cinematografica , ma
sicuramente è il più denso di trama, e il più intriso di
riferimenti a tutto il resto della saga, avendo il compito di
concludere alla fine una storia raccontata in nove film (più
“derivati”). E siccome è un mestierante, che di storytelling e
di cinema ne sa qualcosa, Abrams riesce nell'impresa.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Quello che però lo mette chiaramente
in difficoltà è il contesto produttivo in cui si ritrova. La
gestione del franchise da parte della Lucasfilm senza Lucas è stata
caratterizzata da una scarsa organizzazione editoriale della trilogia
(complice forse anche il continuo cambio di registi) senza avere
un'idea chiara dello sviluppo globale della storia, ma in pratica
producendo ogni volta un film a sé stante. Il tutto sfruttando
all'inverosimile l'effetto nostalgia del pubblico. Ma con cinque film
(comprendendo gli spin off) in quattro anni la nostalgia fa presto a
scemare.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il film aveva quindi il compito di
recuperare più elementi possibili della saga, di dare risposte non
date, e di provare a dire qualcosa di suo. Insomma, chiudere il
cerchio. Il risultato è un po' come avere due pellicole in una (lo
sceneggiatore Terrio sperava di avere anche un episodio dieci), con
tanti eventi concentrati all'inizio, e molti personaggi sacrificati
(Rose Tico in particolare). Si compie un miracolo riportando in scena
Carrie Fisher, ma allo stesso tempo le sue battute sembrano messe un
po' a forza. In compenso c'è un bello spazio per i personaggi di Rey
e Kylo Ren per portare avanti la loro storia, con grande prova degli
interpreti. Questo è il <i>loro</i> film, come lo è stata in fondo
tutta la trilogia. Inoltre la pellicola sa regalare epicità, scene
d'azione frenetiche e scene spettacolari. Ma soprattutto riesce ad
emozionare. Insomma, è Star Wars, e merita andarlo a vedere.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH64pfjC2DeyMllVAbIj-T889kpuhQ2prcC5KZdpMWsQWTJya__yyjFYIjxohkPB5RbFruG6erdOXkHcJ84ODf0VkFCJZidwdhxBuGdiCqzDnLRs5k0YvgbOHLir4YmDdWgkxxEtBgwEc/s1600/sw.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="186" data-original-width="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH64pfjC2DeyMllVAbIj-T889kpuhQ2prcC5KZdpMWsQWTJya__yyjFYIjxohkPB5RbFruG6erdOXkHcJ84ODf0VkFCJZidwdhxBuGdiCqzDnLRs5k0YvgbOHLir4YmDdWgkxxEtBgwEc/s1600/sw.png" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
RECENSIONE CON SPOILER
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
I morti parlano!</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Così inizia il rullo di scritte che
seguono il titolo di questo nuovo e ultimo Star Wars, L'Ascesa di
Skywalker.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E infatti parla l'ex Imperatore
Palpatine, dato da tutti per morto in quello che fino a quattro anni
fa era l'episodio conclusivo della saga, <i>Il Ritorno dello Jedi</i>.
E invece qui ritorna anche lui, forse zombie, oppure no, a
rivendicare che non c'è nessun altro cattivo che può tenergli testa
in quella galassia lontana lontana.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma parla pure Mark Hamill/Luke
Skywalker, che torna come fantasma della forza, dopo che era
dipartito nell'episodio precedente, non tanto amato dall'interprete
pur essendone il coprotagonista.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E parla (come visione? Ricordo?) pure
Harrison Ford /Han Solo, dopo che ne Il risveglio della Forza aveva
ottenuto quello a cui mirava dal 1980: far morire il personaggio.
Eppure torna, a rivendicare il ruolo brevemente assegnato ad un
attore più giovane nel bello e fallimentare prequel /spin off <i>SOLO.</i>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E parla pure la compianta Carrie
Fisher, nel ruolo di Leia, scomparsa nel 2016, grazie ad un
fantastico lavoro di maquillage cinematografico che fa sembrare reale
la sua presenza nei set, e purtroppo irreale la presenza degli attori
che devono interagire con lei.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Perché la verità è che, finché
possono “girare”, questi fantasmi cinematografici sono tanto
amati quanto ingombranti; e, più sinteticamente, indimenticabili. Da
qui gran parte dell'origine dell'astio che ha colpito gli ultimi film
di Star Wars.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
In fondo il messaggio ce lo lancia lo
stesso regista J.J. Abrams in una scena incompresa da molta critica,
e cioè quando C3PO perde la memoria, e chiama “il suo più vecchio
amico” il primo essere che incontra, e battezza come la sua prima
battaglia laser i primi colpi di fucile che vede. In molti lo hanno
visto semplicemente come un paio di scene comiche senza senso nella
trama. E invece il suo messaggio è chiaro: caro fan di Guerre
Stellari, se questo fosse il primo film della Saga, sarebbero questi
i personaggi e le situazioni che tu ameresti come un fondamentalista
religioso. Ma ci sarà sempre un R2D2 che ti ripristinerà la memoria
della battaglia su Yavin, della fuga da Hoth, e della mano tagliata a
Bespin. E pure del blocco mercantile su Naboo, e del duello su
Mustafar.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Per cui arrendiamoci al mito,
rendiamogli omaggio, lasciamo che gli spiriti degli Jedi passati ci
invasano e ci invadano, ma allo stesso tempo lasciamo che i nuovi
eroi prendano il loro posto nell'universo. Perché alla fine Rey, pur
essendo una Palpatine, decide di essere Skywalker: ne ha diritto,
come è stato diritto di ogni bambino o bambina che ha giocato negli
ultimi quarant'anni fingendo di essere Luke, piuttosto che Han. Il
mito non appartiene ad una parte di fan piuttosto che ad un'altra, ma
appartiene a tutti.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E il regista rende omaggio chiudendo e
tirando le fila non solo di questa ultima trilogia (che ha visto dei
buoni film presi singolarmente, ma poca gestione generale) ma anche
delle precedenti (che ha visto due trilogie dello stesso autore
stilisticamente opposte tra loro).
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lo fa con un film imperfetto,
sicuramente il meno riuscito cinematograficamente della nuova
trilogia, soprattutto per quanto riguarda i personaggi secondari,
troppi e senza necessario approfondimento, e relegando colpevolmente
sul fondo Rose, altra coprotagonista de <i>Gli Ultimi Jedi. </i><span style="font-style: normal;">Ma
d'altro canto dà il giusto spazio alla conclusione del duetto Rey
/Kylo Ren, coadiuvato dalla grande prova degli interpreti, Daisy
Ridley e Adam Driver: che belli i loro primi piani, e quanto è emozionante la scena di lei che gli sfila la spada e con essa lo penetra
nella pancia... Basterebbe questo per amare il film eppure c'è
un'ampia parte della critica e del fandom che lo accusano di aver
tradito la saga di Lucas, ma allo stesso tempo di aver negato il
capitolo precedente, oggetto della stessa accusa di tradimento. Un
ossimoro non da poco. E lo accusano pure di poco coraggio. Ma la
realtà è che probabilmente solo Abrams poteva avere il coraggio di
concludere una saga entrata nel mito con nove episodi (più spin
off), che ha visto sceneggiatori e registi gettare la spugna o essere
allontanati. La battaglia finale del film è un parallelo con la
sfida per realizzare il film. </span>
</div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
Si è dovuto
recuperare gli spiriti dei jedi passati e le voci dei loro
interpreti; si è dovuto recuperare ogni astronave possibile, da
quella che apriva il primissimo film, a quella protagonista di una delle serie animate. La situazione è
disperata: l'effetto nostalgia è scemato facendo uscire cinque film
in quattro anni (pessima strategia), Lucas si è arrabbiato perché
non hanno preso la sua sceneggiatura, Hamill ha poco gradito bere
latte munto da alieni come un alcolizzato, e tutti commentano nel
fondo nero dei social, come gli spiriti dei sith negli spalti di
fronte a Palpatine. Ma la dipartita (filmica) di Leia, l'arrivo di
Lando con la flotta sulle note della famosa marcia scritta da
Williams 42 anni fa, e Rey che alla fine osserva i due soli di
Tatooine, regalano emozioni e forse qualche lacrima.
</div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
“Io sono
Skywalker”, afferma Rey.
</div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
La missione, pur
con difficoltà, è compiuta.
</div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-53744599024614855972019-12-22T09:41:00.001-08:002019-12-22T09:41:46.273-08:00PARASITE di Bong Joon-ho
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Trovare un film oggi che sappia
divertire, angosciare, ed allo stesso tempo porre un ragionamento
critico sulla società di oggi non è facile.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Parasite di Bong Joon-ho ci riesce,
meritandosi pienamente quindi il riconoscimento della Palma d'Oro
ricevuta a Cannes.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Al centro di questo film troviamo una
famiglia (padre, madre, figlio e figlia) di truffatori che vive
letteralmente in un sotterraneo di una periferia coreana.
Riusciranno, con vari escamotage più o meno scorretti, ad inserirsi
come inservienti nella casa di una ricca famiglia (i “parassiti”
del titolo). Sembra una truffa riuscita, finché non vi è un colpo
di scena che destabilizza la situazione, trasformando quella che fino
a quel momento era una commedia politicamente scorretta in un
thriller fatto di suspense e di metafora sociale.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il regista coreano già in Snowpiercer
aveva fatto una rappresentazione delle disparità sociali, in cui
lotta di classe aveva una rappresentazione fantascientifica. Qui
invece ritorna al mondo reale in una raffigurazione grottesca, che ci
racconta come l'assenza della lotta di classe, o della giustizia
sociale, porti ad altre forme di alienazione, esclusione,
sfruttamento e violenza. Un duro atto di accusa verso il capitalismo,
che porta a fenomeni violenti tra i sud coreani (che più sono ricchi
più sembrano presi da forme depressive), non molto diversamente dai
loro cugini del nord, presi in giro in una delle scene. E ci
racconta come tutti siano dei sommersi: i poveri per la loro
condizione sociale, i ricchi per la loro condizione psicologica.
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm4RFbs7fNS9L3lI2IbpNQyOh60fcgCne3pzaIGleCxn4a2bsXyQijVjt6QltARgYS1qUNFmBsZtI_4__RExrL9tStzu2oH06gIJ2CVw-m1r4Zvjfvrow0IrUc5N_lZTsIL0N7ym96Lbo/s1600/1087814.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgm4RFbs7fNS9L3lI2IbpNQyOh60fcgCne3pzaIGleCxn4a2bsXyQijVjt6QltARgYS1qUNFmBsZtI_4__RExrL9tStzu2oH06gIJ2CVw-m1r4Zvjfvrow0IrUc5N_lZTsIL0N7ym96Lbo/s320/1087814.jpg" width="240" /></a></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-60128732235342786262019-11-10T11:47:00.000-08:002019-11-30T08:34:20.974-08:00C'ERA UNA VOLTA AD...HOLLYWOOD Di Quentin Tarantino <div style="margin-bottom: 0cm;">
Per Tarantino la Hollywood di fine anni
sessanta era come il vecchio west, e gli attori da B-movie e i loro
stuntman i comboy di quel mondo.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Così infatti sembrano muoversi i
protagonisti interpretati da Brad Pitt (lo stunt) e Leonardo Di
Caprio (la ex-star), tra set cinematografici e ranch della frontiera.
E l'arrivo di Pitt al ranch occupato dalla famiglia Manson (la setta
che nel '69 compì degli omicidi tra cui quello dell'attrice Sharon
Tate), ha tutti gli elementi del classico arrivo dello straniero
giustiziere nell'ennesimo villaggio del far west che ha qualcosa da
nascondere. Parallelamente Di Caprio nella parte dell'attore in crisi
sembra un cow boy decadente in un western crepuscolare.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E non è un caso se è questo l'unico
genere cinematografico in cui riesce a trovare ingaggi. </div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzJNzF9Z4U5hiqfBTPKMDVs6-BvHOhTZvJdmHVySRd6hmHCC0uC4EJHabjYjHqG3-2aV_Hr5iOEwurscFzx5VQtx0BjO38z9ObFsB4wfbVwopCTm_xIJRtMGMNjklsmfM8WdDpoUWrl0A/s1600/una+volta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="701" data-original-width="475" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzJNzF9Z4U5hiqfBTPKMDVs6-BvHOhTZvJdmHVySRd6hmHCC0uC4EJHabjYjHqG3-2aV_Hr5iOEwurscFzx5VQtx0BjO38z9ObFsB4wfbVwopCTm_xIJRtMGMNjklsmfM8WdDpoUWrl0A/s320/una+volta.jpg" width="216" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma nonostante queste premesse, le
continue citazioni di Sergio Leone, e il fatto che sia di Tarantino,
questo è uno dei film del regista americano con meno azione, se si
toglie l'esplosivo ultimo atto.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Infatti, alla fine, è forse la sua
opera più personale, pensato in primis per essere un sentito
tributo: da una parte un omaggio ad un mondo che non c'è più,
dall'altra un omaggio ad una persona che non c'è più.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il mondo che non c'è più è proprio
quella fetta di immaginario composto da cinema di serie B, fatta in
USA ma anche in Italia con registi come Corbucci, e da un pezzo di
televisione con telefilm classici che pocco hanno a che fare con la
serialità odierna di Netflix. E la stessa categorizzazione “di
serie B”è più che altro una tipica caratterizzazione classista da
società capitalista, in cui anche i critici più esperti a volte ci
cadono. Tarantino non ci è mai cascato (al costo pure di rivalutare
a volte ciò che non può essere rivalutato), ed è così che mette
sullo schermo questa ballata di un “ultimo” che fa lo stuntman,
vive in un camper, e fa da assistente ad un altro ultimo, attore
fallito, che ha la villa a Bel Air, ma non se la può mantenere. La
villa ovviamente è uno status symbol, e lì a fianco c'è chi il
successo lo vive veramente: Roman Polanski e la sua bella moglie
Sharon Tate. E poche colline più in là ci sono gli invasati figli
dei fiori della Famiglia Manson che predicano libero amore ma che
vogliono fare esplodere la società classista e guerrafondaia. Ma
Tarantino non è Tim Burton, e non è nemmeno il Todd Philips di
Joker, e per i freak non ha empatia. O almeno non per questi freak,
visto che i loro omicidi hanno posto metaforicamente fine ai sogni
degli anni sessanta.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La persona che non c'è più è Sharon
Tate, la vittima più illustre di quei omicidi. L'omaggio che le fa
Tarantino vale più di un classico biopic. Grazie anche alla bravura
di Margot Robbie che la interpreta, qui la Tate diventa incarnazione
della bellezza e della gioia del cinema. Basti la scena in cui va a
vedere la stessa pellicola da lei interpretata, con la vera Sharon
sullo schermo, e la Robbie in sala per capire come questo film sia
una celebrazione di questa arte e di quella donna allo stesso tempo.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Peccato che questo personaggio non
incontri, se non alla fine, Pitt e Di Caprio: Tarantino ha il pallino
di non rispettare mai i canoni del racconto, affascinato dalle trame
parallele che si limitano a sfiorarsi (Unglorious Basterds, Pulp
Fiction), e non sempre è un pregio. Ma per il resto vi sono
montaggio, fotografia e colonna sonora da manuale di cinema. Guardare
<i>C'era una volta ...ad Hollywood </i>è una gioia appagante per chi
ama i film, così come era fastidiosa la visione di Hateful Height.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Per la parte della recitazione non si
può che incensare i tre attori protagonisti: la già citata Margot
Robbie; Leonardo Di Caprio in un già collaudato personaggio schiavo
degli eccessi; ma soprattutto Brad Pitt, mai così efficace dai tempi
di Fight Club.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Sulla trama non scriviamo nulla di più,
per evitare problemi a chi non lo ha ancora visto. Sappiate comunque
che questo è un film ambientato nello stesso universo alternativo,
creato da Quentin, in cui Hitler moriva ucciso in un attacco dentro
un cinema. Per cui non date nulla per scontato.
</div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-76921503172881391592019-09-07T14:53:00.000-07:002019-09-07T14:53:33.322-07:00JOKER (VINCITORE LEONE D'ORO 2019)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicabTllS38YS8g9mj8vgl6BDwzK7i3GLzGLcb266NLeHTDsgT8GHPiZzrSiDzdpAPU8rBp0dGLUeOLLzY1ZX0Kv-owNMg_cRzF3zIeafx_12zf7z61OCD3dxU-yD5z5CWlem836lHBdo4/s1600/image018+JOKER+.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="323" data-original-width="218" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicabTllS38YS8g9mj8vgl6BDwzK7i3GLzGLcb266NLeHTDsgT8GHPiZzrSiDzdpAPU8rBp0dGLUeOLLzY1ZX0Kv-owNMg_cRzF3zIeafx_12zf7z61OCD3dxU-yD5z5CWlem836lHBdo4/s320/image018+JOKER+.jpg" width="215" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">La
migliore risposta che la Warner-DC poteva dare al successo di
Avengers Endgame della rivale Marvel. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">Joker
è un film delle origini sull'omonima nemesi di Batman. Ma stavolta
in una versione realistica che concede poco all'immaginario
fumettistico, pur collegandosi ampiamente al materiale di origine. Il
riferimento di partenza non può non essere il Nolaniano Cavaliere
Oscuro, ed il criminale interpretato magistralmente da Heath Ledger.
Ma qui l'acceleratore viene schiacciato al massimo, per illustrare la
strada che porta un cittadino sociopatico a diventare un criminale
sociopatico. Il tutto guardando la storia dal punto di vista proprio
del Joker, che alla fine si rivela essere una vittima ancor prima di
carnefice. Vittima della struttura famiglia (che non lo salva dalle
violenze) e dalla struttura società. Tutto il film sembra un grande
j'accuse alla mancanza di empatia della società capitalista e dello
show business che ne è lo strumento. Il film riesce quindi a
parlare a tanti elementi della politica degli ultimi anni. Non un
caso se il villain ad un certo punto sembra essere proprio il padre
di Bruce Wayne, miliardario e candidato sindaco un po' allergico ai
pezzenti. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">Violenza
esplosiva sebbene limitata in precisi episodi, in un'ambientazione
tipicamente anni settanta, citando i primi film di Scorsese come </span><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><i>Taxy
Driver</i></span><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"> e </span><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><i>Re
per una Notte</i></span><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">E
su tutto un trionfante Joaquin Phoenix, bravissimo nel fare sintesi
tra i disturbi mentali del protagonista e la figura disturbante del
clown. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">Unico
neo: il film sarebbe stato perfetto se fosse finito cinque minuti
prima con le immagini del trionfo </span><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><i>dei</i></span><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">
Joker, invece che con un semi-rassicurante finale. </span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaHwZLpoKff-JTaHiPqCN66wZfUVZwOuJ1lfi1CNlwkHKxI4HTRK7UyUQL-AB1O5Mj-FgShXosU5rU63mE_BaVZHnNvAk-o-Ft7FUAEsKHUOgYpxo_W1XSmhKWZCdDUSpUILo1QI3JYZ0/s1600/image022+JOKER.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="235" data-original-width="419" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaHwZLpoKff-JTaHiPqCN66wZfUVZwOuJ1lfi1CNlwkHKxI4HTRK7UyUQL-AB1O5Mj-FgShXosU5rU63mE_BaVZHnNvAk-o-Ft7FUAEsKHUOgYpxo_W1XSmhKWZCdDUSpUILo1QI3JYZ0/s320/image022+JOKER.jpg" width="320" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><br /></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"></span><br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><b>JOKER</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">di
</span><span style="font-family: "palatino linotype" , serif;"><b>TODD PHILLIPS</b></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "palatino linotype" , serif;">con
Joaquin Phoenix, Robert De Niro / USA / 118’</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
VINCITORE DEL LEONE D'ORO MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2019</div>
</span>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-89583218968726268952019-08-20T14:02:00.000-07:002019-09-17T06:43:07.551-07:00VENT'ANNI FA USCIVA LA MINACCIA FANTASMA<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'attesa di un nuovo film di Star Wars;
la curiosità di ritrovarsi in un mondo immaginario tanto amato, la
curiosità per i più moderni effetti speciali; l'emozione di vedere
completata un'epopea ormai entrata nella mitologia del cinema...</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E poi gli spettatori si trovarono
davanti un film lentissimo nella prima parte, con grandi attori che
recitavano al minimo sindacale, incollati su bellissimi scenari in
CGI, ma sempre incollati...un'epopea che doveva incominciare con un
grandioso cappa e spada stellare, ed invece ci parla di mercanti che
non vogliono pagare le tasse. E altro ancora. Ma soprattutto Jar Jar
Bings.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicQJ1hyphenhyphenHAGOcgPD4aIoowWS5Wk7ti8XzhsHgcAPX62gibSfFIwrS6TypKKbenzJgl3Ds4KdBLOmzhE2SiVmLnPit2nhC7YQs3Uubt3a9QqYbfWYgTg2xqfM0w1ogHWnjUzUiZTlG87myA/s1600/locandina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="627" data-original-width="421" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicQJ1hyphenhyphenHAGOcgPD4aIoowWS5Wk7ti8XzhsHgcAPX62gibSfFIwrS6TypKKbenzJgl3Ds4KdBLOmzhE2SiVmLnPit2nhC7YQs3Uubt3a9QqYbfWYgTg2xqfM0w1ogHWnjUzUiZTlG87myA/s320/locandina.jpg" width="214" /></a></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nel 1999 Star Wars tornava al cinema
con Episodio 1 – La Minaccia Fantasma, ma, inutile forse scriverlo,
fu per lo più una delusione.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il fan si aspettava di ritornare al
mondo di Luke e Leia, ma George Lucas aveva un progetto del tutto
diverso per la nuova trilogia. Non voleva replicare la prima, ma
raccontare la caduta di una democrazia verso la tirannia, e la caduta
di un eroe verso la vendetta e la violenza.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il presupposto era a dir poco ottimo,
trattandosi di una serie di block buster. Peccato che, per esigenze
di marketing che guardava soprattutto ad un pubblico giovanissimo, si
infarcì il tutto di una quantità abnorme di effetti speciali e gag
idiote messe in bocca a personaggi stupidi, che andavano in contrasto
con i serissimi protagonisti. E, in rapporto a questi ultimi, c'è da
ricordare soprattutto l'incapacità di Lucas di dirigere e far
recitare a dovere il cast fantastico che si trovava tra le mani: Liam
Neeson, Ewan McGregor, Natalie Portman....
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
In una scena un sottomarino viene
assalito da un mostro, che viene fermato da un secondo gigantesco
mostro che lo divora. Tre minuti dopo la scena si ripete con due
creature diverse, così, giusto per spendere qualche milionata in
computer grafica. In tutto questo Neeson e McGregor rimangono freddi
come se non succedesse nulla intorno a loro. Una delle cose più
tristi di tutta la saga Lucasiana.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWYFEbn9Rl0vukvBqolhpkdBPm3mC6-rIt9yYYiRNuzQcgk6JLq-uMGSe6obB5jzao7l9EgQR97ehIF2RdTMC4GoIDhXr75owfb0GIe85ODFDjdufLISvyYpLN3P-TkWP5EUCKieFmHx8/s1600/star-wars-la-minaccia-fantasma-1427710802-768x384.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="384" data-original-width="768" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWYFEbn9Rl0vukvBqolhpkdBPm3mC6-rIt9yYYiRNuzQcgk6JLq-uMGSe6obB5jzao7l9EgQR97ehIF2RdTMC4GoIDhXr75owfb0GIe85ODFDjdufLISvyYpLN3P-TkWP5EUCKieFmHx8/s320/star-wars-la-minaccia-fantasma-1427710802-768x384.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
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<br /></div>
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Eppure qualcosa da salvare c'è in
questo film delle origini. La battaglia finale su tre campi diversi
in montaggio alternato ci restituisce lo spirito di Star Wars tanto
amato. Ma soprattutto il duello con le spade laser è forse il più
bello ad essere mai stato girato. Merito al cattivissimo ed efficace
Dart Maul, ed a Neeson e McGregor, che almeno qui danno l'impressione
di divertirsi. E ci sono alcuni elementi visivi nel film che erano e
restano eccezionali, da rendere questo film un unicum rispetto a
tutti gli altri della saga. Innanzitutto i vestiti e l'acconciatura
della Regina Padme (Portman), debitori della cultura orientale,
oggetti di tanto scherno, eppure potenti nella loro follia. E poi il
caleidoscopio di colori nella città sommersa e nella battaglia
finale: se il primo Guerre Stellari era figlio del '68 ma nato negli
anni settanta, La Minaccia Fantasma ha in sé la policromia degli
anni ottanta , anche se parlava in realtà dell'ultima decade dello
scorso millennio.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Lucas ci avvertiva che le magnifiche
sorti di quegli anni post muro di Berlino, le speranze di una
crescita che non sembrava arrestarsi, la solidità di una
superpotenza, avrebbero potuto essere messe facilmente in
discussione. Così come realmente accadde. Così come ben ci
rappresentò la sua metafora nei due film successivi (e anch'essi
imperfetti).
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Non era male l'idea, George, se solo
non avessi incollato gli attori sul fondale...</div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-77801976001940399562019-06-23T11:38:00.001-07:002019-06-23T11:38:49.212-07:00MATRIX HA VENT'ANNI
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Pochi film di fantascienza, negli anni
novanta dello scorso millennio, sono riusciti ad imporsi
nell'immaginario collettivo.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
In questa categoria va sicuramente
inserito Matrix, il cui primo episodio uscì esattamente vent'anni
fa. Una novità allora che riuscì ad avere un grande successo, anche
se composto da elementi che tutto sommato di nuovo avevano poco.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Infatti, anche se tecnicamente Matrix
non fa parte di quel calderone di sequel, adattamenti, remake di cui
ormai abbonda il cinema fantasy e sci fi, ma è un opera originale,
nata dalla mente dei suoi autori (le sorelle/registe Wachowski), è
comunque fortemente debitore da altre creazioni.
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0VIl5DZ9u_jh7O_wYvXay9TPSb8Vh2pHruYEH7UWgtrxkvZ2ezWzIE33WcPFLnsf7gNvPODgJQl0ZroI-J2Z18uWNZOvO7BtjhKvsrQZ0jljOTF01KwysEeDlNhyNBhJ_G3ZZHqiFk_Y/s1600/51XE3ed1dkL._SY445_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="311" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0VIl5DZ9u_jh7O_wYvXay9TPSb8Vh2pHruYEH7UWgtrxkvZ2ezWzIE33WcPFLnsf7gNvPODgJQl0ZroI-J2Z18uWNZOvO7BtjhKvsrQZ0jljOTF01KwysEeDlNhyNBhJ_G3ZZHqiFk_Y/s320/51XE3ed1dkL._SY445_.jpg" width="223" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
In primis da tanta letteratura
Cyberpunk anni ottanta, e poi da film (Terminator , Essi Vivono),
fumetti (Ghost in the Shell), e altro ancora...Pure il tanto
famigerato <i>bullet time</i> non è una esclusiva inedita, ma era
stato anticipato l'anno prima dal quasi dimenticato primo Blade con
Wesley Snipes.
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A questo si aggiunge che era
contemporaneo di tante pellicole in cui vi era lo scontro tra realtà
“vera” e quella virtuale (il poco fortunato “Existenz” di
Cronemberg in primis, ma anche il nostrano Nirvana, e altro ancora).
Del resto erano gli anni in cui si pensava di fare cose incredibili
con un visore ed un guanto collegato a dei sensori.
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Insomma un film di sincretismo di
generi, in cui la distopia si fondeva con arti marziali, realtà
virtuale con il dominio delle macchine, e contemporaneamente un film
di derivazione da altre opere, che però è riuscito, ciò
nonostante, ad essere una boccata d'aria fresca per chi adora il
cinema di fantascienza e d'azione.
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Questo grazie anche alla quantità di
scene spettacolari, diventate poi iconiche nella storia del cinema,
capaci di influenzare l'immaginario audiovisivo negli anni successivi
(Neo che si risveglia nel suo “utero” artificiale, Neo che schiva
i proiettili, l'elicottero che si “tuffa” nel palazzo; e tanto
altro ancora). Ma non solo: anche un film che ha portato avanti il
livello della computer grafica. Mescolando poi il tutto con
connessioni, un po' sempliciotte, ma ben inserite, alla filosofia (in
primis, il mito della caverna di Platone).
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Aggiungiamo un casting semplicemente
perfetto, con Keanu Reeves (già “prescelto” nel Piccolo Buddah
di Bertolucci, e già cyberpunk in Johnny Mnemonic), Carrie-Anne
Moss, l'essenza dello stile che risponde al nome di Lawrence
Fishburne, e Hugo Weaving nella parte del malefico villain Agente
Smith (pronto ad esplodere poco dopo come il principe Elfico Elrond
nella Trilogia del Signore degli Anelli).
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<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike></div>
<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyZNJ_mfA3a-A3dDy84hF0s4hI4VSAwlVy-jp4gNnXXz-69cbViGy-mefvRkcF2LZH8BWwHh1jKG21Zae1uX7Ne9k-RJ27uBArDITwF7AJgMJJaQQe6mnQehruKEu27kaREl7TcIvVj6I/s1600/51uBKReQ00L._SY445_.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="312" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyZNJ_mfA3a-A3dDy84hF0s4hI4VSAwlVy-jp4gNnXXz-69cbViGy-mefvRkcF2LZH8BWwHh1jKG21Zae1uX7Ne9k-RJ27uBArDITwF7AJgMJJaQQe6mnQehruKEu27kaREl7TcIvVj6I/s320/51uBKReQ00L._SY445_.jpg" width="224" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPVdgp76aAsiuRv4pHOJJUWtU0g3Xd-QEduIZs0eKDF-qFDAs5R06lIUjwoc6hxxK7Lqz_OXJytPUh4WCYslchnoztfU3IXmfTkQYNfq1mCqV7ydqP3DUq-FwMIxYEi_LWCNPw7_MZOgc/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="265" data-original-width="190" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPVdgp76aAsiuRv4pHOJJUWtU0g3Xd-QEduIZs0eKDF-qFDAs5R06lIUjwoc6hxxK7Lqz_OXJytPUh4WCYslchnoztfU3IXmfTkQYNfq1mCqV7ydqP3DUq-FwMIxYEi_LWCNPw7_MZOgc/s1600/images.jpg" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
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</div>
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<br />
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E ciò nonostante il fenomeno di Matrix
(a differenza di altre saghe come Star Wars o Harry Potter) durò
pochi anni. Si parla ora di un remake o sequel, ma la sensazione è
che su questa saga si sia calata da anni una certa freddezza.
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Colpa forse anche del suo finale, che
lasciava chiaramente aperta una finestra enorme per i due episodi
successivi (Reloaded e Revolutions, ma che consegnava ad essi il
protagonista Neo divenuto ormai onnipotente, rendendo quindi
difficile una qualsiasi costruzione drammatica successiva. Con un
protagonista più invincibile di Superman, diventa un po' difficile
trovargli sfide da affrontare, e da qui la necessità di inserire nel
copione scuse bislacche per toglierlo dai piedi: Neo spostato in un
posto lontanissimo, Neo in coma, Neo accecato. E così già il
secondo episodio risultò inevitabilmente deludente, puntando tutto
sul ridare le meraviglie del primo episodio, ma amplificate dalla cgi
e dai capitali. E il terzo episodio arrivò stanco, sebbene l'eroica
battaglia per difendere la capitale dei buoni è qualcosa di
visivamente e meravigliosamente epico anche oggi.
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Molto meglio se la cavò la serie
antologica animata (Animatrix), che riusciva ad utilizzare questo
mondo per delle storie per la maggior parte originali e intriganti:
non a caso i realizzatori di questo gioiellino erano tra i migliori
registi di film di animazione dell'epoca.
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><br /></div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheF8rVDb_GAi-ZRoFwGuMWTXqT8iHoFJK_ZPfDm2x_z5kvwbSsxIeR4SFiHU2q9TG3asEHN7gOcKeOrxdV4BnKmmvmha9M07grp00ixgMck2uMbqkuv-Vt8ariMblPRa3od_E-u9my8pw/s1600/untitled.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="187" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheF8rVDb_GAi-ZRoFwGuMWTXqT8iHoFJK_ZPfDm2x_z5kvwbSsxIeR4SFiHU2q9TG3asEHN7gOcKeOrxdV4BnKmmvmha9M07grp00ixgMck2uMbqkuv-Vt8ariMblPRa3od_E-u9my8pw/s1600/untitled.png" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Metafora di una società in
trasformazione attraverso cellulari e internet, Matrix compie
quest'anno la bellezza di vent'anni. Le cabine telefoniche che i suoi
protagonisti utilizzavano per balzare dal mondo virtuale al mondo
reale sono ormai archeologia. Eppure Matrix può essere considerato
una piccola metafora anticipatrice di come viviamo oggi. Mai come ora
siamo immersi nella rete, in un mondo di relazioni virtuali regolate
da applicazioni sullo smartphone. Tanta “connessione” è forse un
riparo da un mondo che se la cava molto peggio rispetto al 1999, un
mondo oggi in cui molti vanno alla ricerca dei “prescelti”
liberatori da qualche cattiva entità che ci opprime. Solo che questi
liberatori (sovranisti?) hanno poco in comune con il personaggio
eroico interpretato da Keanu Reeves. Ma tolto questo ultimo
particolare, Matrix nel suo piccolo è stato profetico.
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-69256806763655988362019-03-07T04:15:00.000-08:002019-03-07T04:15:10.813-08:00Oggi vent'anni senza Kubrick<div>
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijN-hh9_VK-UTbxA2p19YY59LpdsUnsz3NcM4LPc6mi0RtGzhlsgPRuyGN7Ps_PF9cLs3TQ0Fhx8Mq4vIFMpkBBHveUI5onJj-jYT43ZXyjsDQCEUBsA1dGssX4kzPzNgNDwCMHa7VeN8/s1600/Stanley_Kubrick.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="539" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijN-hh9_VK-UTbxA2p19YY59LpdsUnsz3NcM4LPc6mi0RtGzhlsgPRuyGN7Ps_PF9cLs3TQ0Fhx8Mq4vIFMpkBBHveUI5onJj-jYT43ZXyjsDQCEUBsA1dGssX4kzPzNgNDwCMHa7VeN8/s320/Stanley_Kubrick.jpg" width="287" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: xx-small;">Publicity photo of Stanley Kubrick for <i>A Clockwork Orange</i></span></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Vent'anni dalla morte di Stanley Kubrick: un tempo lunghissimo per un regista ancora attuale, diventato iconico come i suoi film. Poche opere girate in 45 anni di carriera, ognuna di un genere cinematografico diverso. Ma per ciascuno di quei generi c'è stato un prima e un dopo Kubrick. <div>
Nessun premio a Cannes, nessun Golden Globe vinto, l'unico Oscar conquistato è stato per gli effetti speciali di 2001 (all'epoca decenni avanti su qualsiasi altro film contemporaneo). Un solo Leone d'oro a Venezia, alla carriera, consegnato due anni prima della sua morte. Avvenuta a pochi mesi dall'uscita del suo ultimo film, Eyes Wide Shut: all'epoca personalmente fu una mezza delusione. A rivederlo oggi mi sembra immenso: semplicemente anche quella pellicola era in anticipo sui tempi, quasi una profezia sul nostro presente. </div>
dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-25017850769016196382019-01-26T11:52:00.000-08:002019-01-26T11:57:04.057-08:00LA FAVORITA di Yorgos Lanthimos<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyttuXqvHiChwGHht6jlapPp-jxPylnpVZXMRgrdosZ4bxGTk0qWOX_CceRwpsZqdikb0I4dNfc_Zxw09GoR0Hi3WKOFOQYmYNp_Q6FeTFk-ODTZ1IXa1XCneHQEKZyuh0Vp-WNL__nhY/s1600/untitled.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="300" height="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyttuXqvHiChwGHht6jlapPp-jxPylnpVZXMRgrdosZ4bxGTk0qWOX_CceRwpsZqdikb0I4dNfc_Zxw09GoR0Hi3WKOFOQYmYNp_Q6FeTFk-ODTZ1IXa1XCneHQEKZyuh0Vp-WNL__nhY/s320/untitled.png" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b></b><br /></div>
Nel film del regista greco Lanthimos Emma Stone e Raquel Weisz rivestono il ruolo di due (bellissime, è il caso di dirlo) dame inglesi <span style="background-color: transparent; color: black; display: inline; float: none; font-family: "times new roman"; font-size: 16px; font-style: normal; font-variant: normal; letter-spacing: normal; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">realmente esistite all'inizio </span>del settecento.
Entrambe sono impegnate in una lotta tutta politica tra di loro, ma usando armi non solo (o quasi mai) politiche, per conquistare i favori della regina Anna d'Inghilterra.<br />
<br />
Gustosa rappresentazione sul potere, in un film dal buon ritmo che sa dispensare risate dai denti aguzzi.<br />
Quasi da non credere che il regista sia lo stesso del noioso <i>Il sacrificio del cervo sacro. </i><br />
<i></i><br />
Il film ha già fatto il pieno di nomination agli Oscar, e dalla Mostra del Cinema di Venezia 2018 ha già portato a casa il Leone d'Argento e la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, consegnato alla brava Olivia Colman nel ruolo della Regina.<br />
<b><br /></b>
<b>Titolo originale: The Favourite. Regia di Yorgos Lanthimos. Con Emma Stone, Rachel Weisz, Olivia Colman, Nicholas Hoult, Joe Alwyn, Mark Gatiss. Genere Biografico - Grecia, 2018 - Durata 120 minuti.</b>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-9527225141328275102018-12-18T12:23:00.000-08:002018-12-18T12:23:55.867-08:00CAPRI -REVOLUTION di Mario Martone Con Capri Revolution, Martone porta a termine la sua personale trilogia sulla storia d'Italia, iniziata con
Noi Credevamo, dedicato al Risorgimento, e proseguito con Il Giovane Favoloso, sulla vita e i tempi di
Giacomo Leopardi.
Con l'ultima opera ci porta nel mondo rurale del Sud Italia, all'indomani dell'esplodere della Prima Guerra
Mondiale. Una giovane contadina, Lucia, interpretata da Marianna Fontana, s'imbatte in una sorte di
comunità hippy ante litteram, tra le scogliere di Capri: liberi pensatori in un mondo totalmente retrogrado.
Dall'incontro con questi giovani, Lucia sarà in grado di scoprire se stessa, ma pagando il prezzo del
distacco dalla sua famiglia.
Affresco sulla libertà individuale e sulle ideologie che attraversavano l'Europa prebellica, il film è una
suggestiva ricostruzione di un mondo che ormai non c'è più. Peccato per le troppe semplificazioni nella
trama, forse dovute ad un taglio sul montaggio originale. Solo così si può spiegare scatti repentini
dell'evoluzione della protagonista, che nel giro di una scena sembra imparare alla perfezione l'inglese
quando poco prima non sembrava nemmeno in grado di parlare l'Italiano. In ogni caso forse non il
migliore Martone (tra i più recenti, Noi credevamo era un film ben più riuscito e coraggioso) ma un buon
film nella media di un certo cinema italiano, di quello che quasi riesce a distinguersi da una fiction
televisiva di lusso.
Film presentato all'ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia; il 20 dicembre è il giorno di
uscita nei cinema.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_IvYEh0DGHWA7S3981rA_NkNNq3_6kogV8jeTLTE-Imx7RVfi2oRvIdkGt2ulqMDRkTxjB9PzttaR_HwJiT1pCskAkr6gR-kRDBl6jybGEtJhmkIIv8I0Bmh2OICZgRtafL0CZTbh-4g/s1600/54892.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_IvYEh0DGHWA7S3981rA_NkNNq3_6kogV8jeTLTE-Imx7RVfi2oRvIdkGt2ulqMDRkTxjB9PzttaR_HwJiT1pCskAkr6gR-kRDBl6jybGEtJhmkIIv8I0Bmh2OICZgRtafL0CZTbh-4g/s320/54892.jpg" width="224" height="320" data-original-width="235" data-original-height="336" /></a></div>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-66136354836349806412018-12-14T13:30:00.001-08:002018-12-14T13:30:42.273-08:00BOHEMIAN RAPSODY di Brian Singer<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhi1oWFWCTS2XuHO47g_jLob6S6ksqUrw3MwYrtmCPP9MrFvpxUVANl0YGyEFHpKQ7eMQr9EYvORLBMQqs7cNiNLcqSh2e6JrV3nqlwADT2nRSx4qdvuKIZTuKsrb_ZOSoPIXMngliDfLU/s1600/queen.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhi1oWFWCTS2XuHO47g_jLob6S6ksqUrw3MwYrtmCPP9MrFvpxUVANl0YGyEFHpKQ7eMQr9EYvORLBMQqs7cNiNLcqSh2e6JrV3nqlwADT2nRSx4qdvuKIZTuKsrb_ZOSoPIXMngliDfLU/s320/queen.jpg" width="320" height="138" data-original-width="780" data-original-height="336" /></a></div>
Su Bohemian Rapsody, il film sulla storia dei Queen ed in particolare del compianto Freddie Mercury, bisogna premettere un paio di osservazioni.
La prima: cinematograficamente in fondo è un film qualitativamente medio, con una trama fin troppo prevedibile nei suoi passaggi.
La seconda: non è una fedele ricostruzione della storia di questo grandissimo gruppo. Il che non è per forza un peccato, visto che esistono sempre le esigenze da copione. Si può quindi passare sopra alle ricostruzioni fantasiose, anche se fa un po' storcere il naso in fatto che i Queen sopravvissuti, tra i produttori del film, abbiano lasciato passare nella trama un scioglimento mai esistito del gruppo dandone pure la colpa a Mercury.
Fatte queste premesse, bisogna dire che Bohemian Rapsody è veramente imperdibile soprattutto per i fan della band inglese, ed anche per chi è appassionato di musica rock. I motivisono questi:
1) la colonna sonora: sembrerebbe una banalità sottolinearlo, visto che vengono proposte tutte le migliori hit di Mercury/May/Deacon/Taylor eseguite fino a metà degli anni ottanta; ma oltre alla bellezza delle canzoni, c'è anche il modo in cui vengono presentate, spesso nella loro fase di creazione, o nella ricostruzione di qualche concerto. Ed in ogni caso, sembrano venire fuori sempre nel momento giusto. La canzone giusta dei Queen al momento giusto: un po' come forse sarà capitato nella vita di ognuno di noi...
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2) Non è solo un film biografico, ma dà anche il giusto peso alla bravura dei quattro e alla loro capacità creativa. Se dal punto di vista della ricostruzione storica ci si è presi molta libertà, pare invece essere molto centrato sul senso del lavoro musicale della band, sulle loro sperimentazioni e sulle loro capacità tecniche.
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3) Rami Malek: sinceramente non l'ho trovato fisiognomicamente molto somigliante a Mercury (per dire, Brian May sembra interpretato da un suo clone), ma l'attore è stato bravissimo a ricreare il cantante nei movimenti, nell'estrosità e nella tenuta del palco. Oltre ad essere credibile nelle parti drammatiche. Malek è a tutti gli effetti la parte migliore del film, credendo nel suo ruolo in maniera convinta, e regalando al pubblico una sorta di reincarnazione di Freddie.
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4) Il Live Aid: la ricostruzione dei venti minuti in cui i Queen tirarono giù il Wembley Stadium, durante il famoso concerto benefico, è perfetta: l'esecuzione delle canzoni (con l'audio originale), i movimenti di Freddie sul palco, la partecipazione del pubblico (ricreato con un'ottima computer grafica). Tutto riproduce quasi nei minimi dettagli quell'evento rock (basta confrontarlo su you tube per una verifica). Ma soprattutto riesce a riprodurre quell'emozione, quella empatia, quel rapporto con il pubblico oceanico, che Freddie e la band sapevano creare nei concerti. dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-33915073422471732942018-12-09T09:13:00.000-08:002018-12-18T11:52:19.701-08:00TEATRO: SOLA IN CASA di Dino Buzzati -regia di Mauro Avogadro -con Michela MocchiuttiIl destino scritto sulle carte di un'esuberante chiromante bussa alla porta dello studio della donna, e si manifesta nel corpo di un assassino.
Questa in sintesi è la trama del breve ma straordinario monologo “Sola in casa”, scritto da Dino Buzzati. La piece era stata creata appositamente per la grande Paola Borboni, e debuttò per la prima volta nel lontano 23 maggio 1958 a Milano.
Esattamente sessant'anni dopo, la cartomante “laureata” Iris, torna sul palco incarnata da Michela Mocchiuti. L'attrice, friulana di nascita e veneta di adozione, ha già avuto modo precedentemente di confrontarsi con la dura prova del monologo grazie a “Marzia su Roma”, da lei anche scritto, nel quale profetizzava l'avvento al governo dei pentastellati.
Questa volta si affida, con bravura e intensità, invece al testo del grande scrittore bellunese; testo che, apparentemente semplice, oscilla costantemente tra un tono drammatico ed uno comico. La simpatia della protagonista, travolgente tra l'enorme chioma, il decollete, e gambe rette su lunghissimi tacchi, fa da contraltare ad un set claustrofobico, in attesa di una minaccia esterna come il fortino de Il deserto dei Tartari, ma prendendo anche elementi classici del thriller.
A mescolar tutte queste suggestioni contribuisce efficacemente la regia affidata a Mauro Avogadro, già collaboratore di Luca Ronconi e direttore della Scuola di recitazione del Teatro Stabile di Torino, attualmente regista e docente di interpretazione presso il Piccolo di Milano.
Il risultato è un testo ironico, che sa prendersi gioco anche della cosiddetta “cultura alta”, riempendo la scena di “totem”, tra un gatto chiamato come il filosofo Platone, ed un lucertolone battezzato come il drammaturgo Ibsen. Un orologio rotto pare invece prendere in giro la razionalità dell'uomo moderno. Ben più lungimiranti sapranno essere le carte della chiromante, sebbene la loro padrona pare ad un certo punto perdere fiducia in loro (poi smentita).
Giocosa è anche l'ambientazione “vintage” anni cinquanta, con Tipitipititso di Caterina Valente come colonna sonora. Ma ovviamente i temi della paura e della insicurezza parlano anche ai giorni nostri, anche se sono collaterali allo scopo principale del testo di Buzzati, cioè quello di una efficacissima, estrosa, tragicomica rappresentazione della solitudine.
https://www.youtube.com/watch?v=dekiU-flZlY
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNZoAtMJfkajsnsSZH21IduP5jBhk58FOnMb64aJyReszSt7EADc1dnSutl6V8VDuPcNREF3ECXdEPsUGO16xGW3O8Avcjtxd77JpcVL7l3-Wu8fv_u3tQB2Uz6T7vWSUHALtTQ5SeIGo/s1600/untitled.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNZoAtMJfkajsnsSZH21IduP5jBhk58FOnMb64aJyReszSt7EADc1dnSutl6V8VDuPcNREF3ECXdEPsUGO16xGW3O8Avcjtxd77JpcVL7l3-Wu8fv_u3tQB2Uz6T7vWSUHALtTQ5SeIGo/s320/untitled.png" width="320" height="179" data-original-width="300" data-original-height="168" /></a></div>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-87668018172887655292018-10-30T14:10:00.000-07:002018-10-30T14:10:03.323-07:0022 LUGLIO (22 JULY) di Paul Greengrass - Un film sulla strage di Utøya <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP8nKjYSPA-UNw2PvvOuMpfzVdaCocYZBJh7r8RHHnQQ4czZBB7dBAuzHf9S7_k6sDgzsvisl5hkAGTqub6igBuFNnCpfVf3ku28G9iDKCMn1IZbtEgdODWdban1spptsd6zuTQxEl2LI/s1600/untitled.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP8nKjYSPA-UNw2PvvOuMpfzVdaCocYZBJh7r8RHHnQQ4czZBB7dBAuzHf9S7_k6sDgzsvisl5hkAGTqub6igBuFNnCpfVf3ku28G9iDKCMn1IZbtEgdODWdban1spptsd6zuTQxEl2LI/s320/untitled.png" width="256" height="320" data-original-width="201" data-original-height="251" /></a></div>
La recente vittoria dell'estremista di destra Bolsonaro alle elezioni Brasiliane è solo il più eclatante episodio di una tendenza politica internazionale: l'affermazione di leader politici e di partiti segnati dal populismo, razzismo e omofobia, e dal più becero senso di appartenenza nazionalistica e religiosa.
In questo contesto risulta estremamente contemporaneo un film uscito di recente nella piattaforma Netflix e presentato sia alla Mostra del Cinema di Venezia che a quella di Toronto. Paradossalmente esso non ci racconta questo complicato 2018, ma di un episodio del passato, sebbene relativamente recente.
Sette anni fa la Norvegia fu colpita da un attentato terroristico da parte di un giovane neo nazista, Andres Breivik. 22 LUGLIO (22 JULY) di Paul Greengrass racconta di quella carneficina, e del processo (non solo giudiziario), che ne seguì.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwjJ_J9MczNs_hzdSs2GH9kqc-lS5InqTzMa_7vXSPEcUNlMnkw-Fq3ioqnkANW_d82mKlX0TGTDPWLTgYdBAMC-YDaxw_xVcLciEsFBtswZo84upE6ENtFUXYZyI3GpOVBe_s7Nqa8Fs/s1600/22July.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwjJ_J9MczNs_hzdSs2GH9kqc-lS5InqTzMa_7vXSPEcUNlMnkw-Fq3ioqnkANW_d82mKlX0TGTDPWLTgYdBAMC-YDaxw_xVcLciEsFBtswZo84upE6ENtFUXYZyI3GpOVBe_s7Nqa8Fs/s320/22July.jpg" width="320" height="213" data-original-width="1024" data-original-height="682" /></a></div>
L'attacco, studiato sotto ogni minimo dettaglio, portò alla morte di settantasette persone, e moltissimi feriti. La maggior parte delle vittime era composta da giovanissimi ragazzi di sinistra, ospiti di un campeggio nell'isola di Utøya, organizzato dal Partito Laburista Norvegese.
Questo gravissimo fatto di sangue ebbe nell'immediato un forte impatto in tutti i media, ma come spesso succede, dopo un po' di tempo scivolò nel dimenticatoio. Così come fu accantonato presto, a mio parere, anche dai commentatori politici e nelle organizzazioni della stessa sinistra europea, così duramente colpita, e così superficiale da non affrontare fino in fondo quello che era successo.
L'elemento su cui il film vuole porre l'attenzione (ed evidenziato dal regista nelle sue interviste a Venezia), è che i contenuti politici dei documenti scritti e delle dichiarazioni dell'attentatore Breivik, all'epoca ritenuti farneticanti, sono di uso comune oggi presso molti leader alla guida di Paesi e Governi. E senza andare molto distante.
Paradossalmente anche 22 LUGLIO, ha avuto, nel momento del passaggio alla Mostra del Cinema, un impatto mediatico potente ma troppo rapido. Probabilmente, pur essendo un buon film, ha pagato più di quanto dovuto alcuni suoi difetti, all'interno di una rassegna in cui la media delle pellicole era decisamente alta.
Il film inizia potente, nel racconto dell'attentato, mescolando il linguaggio del film d'azione (Greengrass ha diretto parte della saga di Jason Bourne) con quello del film di denuncia. Nella seconda parte risulta forse più lento e retorico, e la scelta di far recitare in inglese gli interpreti crea un po' uno straniamento rispetto alla fedeltà di cronaca.
Ciò nonostante, proprio nella seconda parte, e in due personaggi in particolare, il giovane attivista sopravvissuto e l'avvocato che difende il terrorista, troviamo l'appassionata visione del regista su quella che dovrebbe essere la lotta contro il nuovo fascismo globale. Infatti, il giovane e l'avvocato sono apparentemente su due trincee opposte, eppure concorrono entrambi alla difesa della democrazia.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEju_E2PyNh_0oEHFt9dOZN4ajAQ6vbITwmj66Ha2kOsP2XSSBcmn6UFkxYCAKP4p7MUTIgV7gesZ_z71_FsXHUgGmxC9yKdAGXRQE-NhBYBq4gEWzRUdFr3FBSpjnhC-3P4VmLCuj9KAi0/s1600/22-luglio-greengrass.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEju_E2PyNh_0oEHFt9dOZN4ajAQ6vbITwmj66Ha2kOsP2XSSBcmn6UFkxYCAKP4p7MUTIgV7gesZ_z71_FsXHUgGmxC9yKdAGXRQE-NhBYBq4gEWzRUdFr3FBSpjnhC-3P4VmLCuj9KAi0/s320/22-luglio-greengrass.jpg" width="320" height="182" data-original-width="800" data-original-height="456" /></a></div>
Il ragazzo decide di non rinunciare alla vita e alla testimonianza di quello che ha vissuto e di quelli che sono i suoi valori. Il suo percorso nella riabilitazione fisica e psicologica, è anche il percorso di una società che non vuole rinunciare ai suoi principi.
L'avvocato, politicamente schierato a sinistra, decide di accettare quella difesa d'ufficio così ingombrante perché la libertà si fonda anche sul diritto di ognuno ad un processo equo.
“Le Democrazie devono vincere con i loro argomenti”, ha dichiarato Paul Greengrass “con le loro idee. Il nazismo non controllato porta alla guerra. Fino a vent'anni fa si poteva contenerlo. Ora questi limiti sono saltati, e la Democrazia non potrà essere difesa solo con le armi. Le idee del terrorista di Utoya sono ora ripetute da molti politici. Dobbiamo essere noi che non siamo d'accordo con questa visione del mondo a dover trovare le motivazioni e le argomentazioni per contrastarla. Rinunciare a questo impegno politico e culturale mette in serio pericolo tutti noi”....
dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-80569091965182572562018-09-04T13:20:00.000-07:002018-12-09T08:44:38.159-08:00ROMA di Alfonso Cuaron <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfPZe54oGpoh-7dzbghbzxMQ1heiCJBDoY4awcNfbSBjqDDl3jfPiFze0Bfh65z3a_AI4_gXpGoUoPwV9qbiuRi8icubZ2JRvpVCG_SVUxQtJBH8mffgjebRi6m1lWm3gR4U9xcuwr0iU/s1600/roma-cuar%25C3%25B2n-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfPZe54oGpoh-7dzbghbzxMQ1heiCJBDoY4awcNfbSBjqDDl3jfPiFze0Bfh65z3a_AI4_gXpGoUoPwV9qbiuRi8icubZ2JRvpVCG_SVUxQtJBH8mffgjebRi6m1lWm3gR4U9xcuwr0iU/s320/roma-cuar%25C3%25B2n-2.jpg" width="320" height="180" data-original-width="1280" data-original-height="720" /></a></div>
Cuaron dopo tante incursioni nello spazio e nel fantastico torna sulla terra girando un film legato alla sua infanzia. La Roma del titolo è un quartiere di Città del Messico e il film, ambientato negli anni settanta, la usa come ambientazione principale per raccontare la storia di una giovane domestica impiegata presso una famiglia della ricca borghesia. Più che per il messaggio (il conflitto di classe risolto con la solidarietà tra donne abbandonate dai loro uomini), il film (vincitore del Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia 2018) colpisce per la bellezza delle immagini e della fotografia, con un caldo e neorealista bianco e nero.dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-70553720272306388602018-09-04T12:59:00.001-07:002019-01-05T01:40:14.114-08:00SUSPIRIA di Luca Guadagnino - BALLETTI E SPLATTER D'AUTORE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlkEYCeOvBbdMOyyihO_lOKGsc8_dJmDCnmbpFrTyGIzyOGIaJW9MlglA8GFXQOoMhMh1CeoVvCV6LOovwpND83VAwdEoOWK2pDjlCGh4uEdabCeeuua4xBls0LBdjT5v_QtGCUO276Ug/s1600/suspiria-film-2018.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlkEYCeOvBbdMOyyihO_lOKGsc8_dJmDCnmbpFrTyGIzyOGIaJW9MlglA8GFXQOoMhMh1CeoVvCV6LOovwpND83VAwdEoOWK2pDjlCGh4uEdabCeeuua4xBls0LBdjT5v_QtGCUO276Ug/s320/suspiria-film-2018.jpg" width="320" height="210" data-original-width="640" data-original-height="420" /></a></div>
Una ballerina americana si presenta ad una scuola di danza nella Berlino degli anni settanta e degli attentati terroristici. Nella scuola però non si insegnano solo piroette, e i suoi misteri attirano l'attenzione di un vecchio psicanalista sopravvissuto allo sterminio nazista.
Suspiria tiene alta l'attenzione con teste che esplodono, ballerine torturate, vecchie deformate e artigli cadaverici, tutto condito con sangue a litri e budella esposte. Ma su questo film pesa forse un po' troppo il fatto di essere un remake del film cult (a torto o a ragione) di Argento di quarant'anni fa. Pur omaggiando l'originale attraverso scenografie e fotografia, il cinema raffinato di Guadagnino appartiene ad un'altra dimensione, e può essere un limite se non riesce a produrre la tensione di cui il film necessita.
In ogni caso interessante l'accostamento dell'orrore di finzione con quello del terrorismo e dell'olocausto. E Tilda Swinton perfetta nella parte dell'enigmatica insegnante di ballo. dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-6647646474759305032018-09-01T11:43:00.000-07:002018-09-01T11:44:17.042-07:00A STAR IS BORN di B. Cooper - MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2018 <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGR8Sd-oojU3kxzOkUMmdPjEHLLdjMIe-Tsljp3L3WU76_asH8vHT-TPK2xN-XZyaN0kNRcUaWbJ-gf3scE1S4ZH8bYcsxPTWrfkKKF6pyzzwnaBH7ETSLgakLdr6xXqaGhqTstFy3baE/s1600/a-star-is-born-artwork.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGR8Sd-oojU3kxzOkUMmdPjEHLLdjMIe-Tsljp3L3WU76_asH8vHT-TPK2xN-XZyaN0kNRcUaWbJ-gf3scE1S4ZH8bYcsxPTWrfkKKF6pyzzwnaBH7ETSLgakLdr6xXqaGhqTstFy3baE/s320/a-star-is-born-artwork.png" width="320" height="318" data-original-width="673" data-original-height="669" /></a></div>
A Bradley Cooper il successo come attore non bastava. E così ha deciso di dirigere per la prima volta una pellicola, prendendo come soggetto un classico di Hollywood, E' NATA UNA STELLA, che ha avuto una versione per ogni generazione di spettatori. E qui forse sta il maggior limite del film.
La prova degli attori è buona, con protagonisti lo stesso Cooper, e Lady Ga Ga perfetta nella parte, in un indovinato corto circuito tra personaggio dentro il film e personaggio fuori dal film. Aggiungiamo poi tra i ruoli secondari quella fantastica e sempre fissa faccia da roccia texana che è Sam Elliot.
Le parti musicali poi sono semplicemente (per chi scrive) emozionanti, trascinando la prima (e migliore) parte della pellicola. È nella seconda parte, però, che il peso dell'ormai classica storia della ragazza qualunque destinata al successo, e del suo amato pigmalione destinato alla caduta, trascina tutto eccessivamente nel già visto. Eppure saprà strappare le emozioni allo spettatore più sensibile. dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-30997059458962014262018-09-01T09:06:00.000-07:002018-09-01T09:06:04.490-07:00THE MOUNTAIN di R. Alverson -MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2018<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkab9Qa7axUcMcfrtKz4lzmEXzlU82e9jysrSgQECK7QWkehoXSXwHhH_Map9HVfQxo7Jfai9BjRlJgPkXHa_6jtExGzvu-eMI8-zekpQhf3TbrIneyU5TNGSz3h3IWrMUZx30ZNTOLI0/s1600/the-mountain.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkab9Qa7axUcMcfrtKz4lzmEXzlU82e9jysrSgQECK7QWkehoXSXwHhH_Map9HVfQxo7Jfai9BjRlJgPkXHa_6jtExGzvu-eMI8-zekpQhf3TbrIneyU5TNGSz3h3IWrMUZx30ZNTOLI0/s320/the-mountain.jpg" width="320" height="160" data-original-width="600" data-original-height="300" /></a></div>
Un ragazzo (Tye Sheridan)con un'espressione un po' lobotomizzata, ma senza essere lobotomizzato, poco dopo la morte del padre riceve la visita di un medico che esegue lobotomie in giro per gli ospedali. Il medico, che tempo prima aveva pure lobotomizzato la madre del protagonista, assume il ragazzo come assistente per fotografare pazienti prima e dopo la lobotomia. Tra questi, anche una ragazza di cui il giovane si innamora. Una volta lobotomizzata lei, per non essere di meno si fa fare pure lui una bella lobotomia. Viaggio nell'aspetto più deprimente (in tutti i sensi) degli USA degli anni cinquanta, con unico neo positivo la recitazione esuberante di Jeff Goldblum nella parte del medico. Ma Jeff stavolta non vale il prezzo della depressione. dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-71731961666338440332018-09-01T08:39:00.000-07:002018-11-09T03:53:19.816-08:00 FIRST MAN (IL PRIMO UOMO) di D. Chazelle -MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2018<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiktrdHz-7MVhrmx-h-yLLiW1h4CFSXT_y8y9uftWiuGPM95-fpcK_Ad1eiR-vr7m46voe1-BkC47Rkd_GgP_PFet6mTjGV-k8Wr9n-17Hd6KAxhfO8roFh2ccCJWh9VH8Qd-BJ3AivrRw/s1600/first+man.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiktrdHz-7MVhrmx-h-yLLiW1h4CFSXT_y8y9uftWiuGPM95-fpcK_Ad1eiR-vr7m46voe1-BkC47Rkd_GgP_PFet6mTjGV-k8Wr9n-17Hd6KAxhfO8roFh2ccCJWh9VH8Qd-BJ3AivrRw/s320/first+man.jpg" width="202" height="320" data-original-width="1003" data-original-height="1588" /></a></div>
Damien Chazelle torna al Cinema, a distanza di due anni da La La Land, con un biopic sull'astronauta Neil Armstrong, primo uomo a mettere piede sulla Luna con la storica missione Apollo. Il film viaggia su due livelli: da una parte le difficili prove a cui erano sottoposti questi “pionieri” spaziali, dall'altra il percorso personale del protagonista (Ryan Gosling, perfetto nella parte di questo ingegnere poco espansivo e sprofondato nel lavoro) e della sua famiglia. Pur essendo un po' lenta, la pellicola riesce a mescolare efficacemente lo spazio cosmico infinito, e la minacciosa precarietà delle claustrofobiche cabine di pilotaggio di queste missioni. Ma il regista non si limita a rappresentare un'epopea storica e spaziale; a fare da filo conduttore è anche il tema della elaborazione del lutto per la morte di un caro. Il viaggio verso la luna di Neil è anche il viaggio per ricongiungersi con la figlia scomparsa. dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-58396212993822417602018-03-06T11:17:00.001-08:002018-03-06T11:17:22.258-08:00TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI di Martin McDonaghIn un piccolo paese nel Missouri, una madre cerca giustizia, presso le sorde forze dell'ordine, per l'orribile uccisione della figlia. Questo è il plot di base del film che nella recente notte degli Oscar ha portato a casa le statuette per la migliore attrice protagonista (Frances McDormand) e per il miglior attore non protagonista (Sam Rockwell).Ma <i>Tre Manifesti a Ebbing, Missouri</i>, di Martin McDonagh, non è né un giallo né un thriller, come potrebbe far pensare una sintesi superficiale della sua trama. È invece un appassionato quadro della società statunitense, usando il più profondo pertugio dell'America Trumpiana come tela, in cui violenza, mancanza d'identità, crisi modello familiare, e retaggi culturali razzisti si mescolano in un cocktail esplosivo. In questa Spoon River dei giorni nostri, dramma e feroce ironia viaggiano efficacemente in maniera parallela, giostrati da un'immensa Frances McDormand nel ruolo della protagonista, che con le sue parole e le sue azioni sta al centro della frattura morale che colpisce la cittadina di Ebbing. La affianca una serie di bravi attori, da Peter Dinklage, a Woody Harrelson...ma è soprattutto Sam Rockwell, nella parte del poliziotto ebete e razzista, ad emergere con un'efficace interpretazione. In poco meno di due ore ognuno dei personaggi principali avrà un percorso di evoluzione. Infatti, pur nella rappresentazione di una società lacerata, il film comunque vuole darci la possibilità di una speranza, di una redenzione per questo spaccato di umanità, per quanto sempre esposto di fronte al baratro della violenza.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGNb72FIOv0Fz-XLIuBE9BZQJOOVZ3bBbqaTeTxya-gEcpf0aatAxNUVQF6VHTCzC4LwVGsjtgcvqiUnn4ZSKqKVzUpxdBk1Y0kxce3ma8LkpPASzA_eqLsdnbxYX7Ib9bhD8XMv76X6A/s1600/image-bd9351ef-2b3b-4ac4-bb18-c0a2dc33bb60.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGNb72FIOv0Fz-XLIuBE9BZQJOOVZ3bBbqaTeTxya-gEcpf0aatAxNUVQF6VHTCzC4LwVGsjtgcvqiUnn4ZSKqKVzUpxdBk1Y0kxce3ma8LkpPASzA_eqLsdnbxYX7Ib9bhD8XMv76X6A/s320/image-bd9351ef-2b3b-4ac4-bb18-c0a2dc33bb60.jpg" width="320" height="213" data-original-width="655" data-original-height="437" /></a></div>dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-54799644438343935972018-02-20T12:20:00.000-08:002018-02-22T04:09:52.421-08:00THE POST di S. SpielbergSpielberg ha attraversato ormai tutti i generi del cinema. Forse mancherà ancora il western, ma al film sulle inchieste giornalistiche ci è arrivato.
Parente stretto di <i>Spotlight e Tutti gli uomini del presidente </i>(al quale si collega idealmente quasi come un prequel), <i>The Post </i>narra la storia vera dei Pentagon Papers, un'indagine sul reale andamento della guerra in Vietnam tenuta nascosto dal governo degli Stati Uniti. A decidere di pubblicarla sul loro quotidiano saranno la proprietaria ed il direttore del Washinton Post negli anni settanta, interpretati rispettivamente da Meryl Streep e Tom Hanks.
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwVeBGMGrEaS92WyiC0puqV-24h0yoQCfgz-fCFeSv8g64l7RNXv0ggc0edp2iTzI3URop_E9U-gdJTgt8ZsLoicHNOwXWepCXzKXPuAwbOyJKd2dHmhI-_0IfBuGE4OuY3urscL_D69E/s1600/untitled.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwVeBGMGrEaS92WyiC0puqV-24h0yoQCfgz-fCFeSv8g64l7RNXv0ggc0edp2iTzI3URop_E9U-gdJTgt8ZsLoicHNOwXWepCXzKXPuAwbOyJKd2dHmhI-_0IfBuGE4OuY3urscL_D69E/s320/untitled.png" width="216" height="320" data-original-width="184" data-original-height="273" /></a></div>
La libertà dei giornali e il diritto dei cittadini ad essere informati contro la prepotenza dei governanti, che si trincerano dietro la ragione di stato, è la battaglia a cui si dedicano i protagonisti del film ed i suoi autori. Un film prodotto e girato velocemente, con gran maestria di regia e recitazione, e pensato non troppo velatamente per essere un atto di accusa contro la presidenza Trump (impossibile non pensare a Donald nelle inquadrature in cui Nixon delira contro i suoi “nemici”).
L'altro perno tematico gira attorno al ruolo della Streep, imprenditrice in un'epoca ancora fortemente maschilista, sottolineando l'importanza delle conquiste fatte e da fare per la parità di genere.
….E comunque il meglio del film sta altrove. Mai prima di The Post un film si era concentrato così a fondo e poeticamente sulle fase di stampa, delle rotative dei giornali. Ovviamente parliamo degli anni settanta, in cui ogni giornale veniva “costruito analogicamente” lettera per lettera. I nastri trasportatori, le matrici, i macchinari, le vibrazioni che producevano alle mura, mescolati alla difficoltà nel costruire la notizia, confluiscono tutti in questo atto d'amore nei confronti della stampa “vecchio stile”, in contrapposizione alle news volatili ai tempi dei social. dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-28070036843496369862018-02-20T12:01:00.000-08:002018-02-20T12:01:16.385-08:00THE SHAPE OF WATER (LA FORMA DELL'ACQUA) Di Guillermo del Toro<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcv3QmoN1If4zZuYDUKhePqY0fOnxRgcCmvlDRPY8PcfwzElI0QJ8HEjCg5kSzzkuoH8BgWLg-eZQO8o8kLjpcZdengpHfaeQlSZ8o_zxTtOpPuJIH5gcgGA2QPCQhJyUwD62lEsChG58/s1600/untitled.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgcv3QmoN1If4zZuYDUKhePqY0fOnxRgcCmvlDRPY8PcfwzElI0QJ8HEjCg5kSzzkuoH8BgWLg-eZQO8o8kLjpcZdengpHfaeQlSZ8o_zxTtOpPuJIH5gcgGA2QPCQhJyUwD62lEsChG58/s320/untitled.png" width="224" height="320" data-original-width="188" data-original-height="268" /></a></div>
Il vincitore della Mostra di Venezia 2017 e tra i favoriti per gli Oscar 2018, e quindi simbolo del riscatto di un certo cinema di genere ma di qualità.
Il film è una favola ambientata negli USA degli anni 50, una versione aggiornata de La Bella e la Bestia. Lo spunto può venire da King Kong (una creatura, strappata dal suo habitat selvaggio e portata nella civiltà, s'innamora di un'umana), ma il mostro viene direttamente dalla Laguna nera dell'omonimo film, tanto che potrebbe rappresentarne un sequel. Il tema di fondo è invece Spielberghiano, con i rappresentanti delle autorità statali e dell'esercito nella parte dei persecutori, e il diverso come vittima, come era in ET.
Ma Shape of Water è anche un tipo fantascienza originale, che si fa strada tra romanticismo, eros, commedia, dramma, e addirittura nostalgia per i musical del passato. Il contesto è quello della Guerra Fredda ed il punto di vista è quello della protagonista, un'altra “diversa”, in quanto muta, i cui unici amici sono un artista gay che mal sopporta la vecchiaia, e una collega afro americana che mal sopporta il marito. Sarà la ragazza muta ad innamorarsi dell'uomo acquatico ed a combattere il fascismo che si può trovare tra le fila del potere anche quando è democratico.
Del Toro, presidente di giuria della prossima Mostra del Cinema di Venezia, porta quindi sugli schermi un fantasy poetico, potente nelle immagini e nelle emozioni, parente stretto del suo Labirinto del Fauno, pur non raggiungendo gli stessi livelli. dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2882297512071310613.post-28743545991211521852018-02-12T12:46:00.000-08:002018-02-12T12:48:08.264-08:00DOWNSIZING di Alexander Payne <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ9AnLmIhv8l3MML-41ZbwLagEiYp-DVacKHb5wX76pG-N-IP4I7WmvMy5lgJqTC5_nA2TN-SI3lj7ONUQyZybURkZeg95hwciwHhLD4B-JWSvI6sFb2tO1m6i9QBrUfPdXps28vWMP34/s1600/down.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ9AnLmIhv8l3MML-41ZbwLagEiYp-DVacKHb5wX76pG-N-IP4I7WmvMy5lgJqTC5_nA2TN-SI3lj7ONUQyZybURkZeg95hwciwHhLD4B-JWSvI6sFb2tO1m6i9QBrUfPdXps28vWMP34/s320/down.png" width="224" height="320" data-original-width="188" data-original-height="268" /></a></div>
Uno scienziato scopre il sistema per ridurre gli umani a pochi centimetri di altezza. La scoperta viene diffusa e applicata perché un'umanità rimpicciolita renderebbe più sostenibile la vita nel pianeta, ma soprattutto per i grandi business che seguirebbero. Le ingiustizie sociali del mondo presto però si replicheranno anche nella sua versione in scala.
Paine, con Matt Damon protagonista, riporta sullo schermo un tema classico della fantascienza. Evita però l'aspetto avventuroso (tipo il confronto dell'uomo contro animali ormai diventati troppo grandi per lui), e si concentra invece sulla metafora sociale e sull'allegoria del capitalismo, non risparmiandosi qualche pernacchia a certi movimenti "green".
Il riferimento è quindi più con il Gulliver di Swift che con Antman di Marvel.
Purtroppo dopo i due terzi il film perde un po' di efficacia e non sa come finire. Splendidi comunque i personaggi della vietnamita Hong Chau e del vicino festaiolo interpretato da Christoph Waltz.
(N. Da Lio)dalionikohttp://www.blogger.com/profile/15552508827594154550noreply@blogger.com0