domenica 23 giugno 2019

MATRIX HA VENT'ANNI

Pochi film di fantascienza, negli anni novanta dello scorso millennio, sono riusciti ad imporsi nell'immaginario collettivo.
In questa categoria va sicuramente inserito Matrix, il cui primo episodio uscì esattamente vent'anni fa. Una novità allora che riuscì ad avere un grande successo, anche se composto da elementi che tutto sommato di nuovo avevano poco.
Infatti, anche se tecnicamente Matrix non fa parte di quel calderone di sequel, adattamenti, remake di cui ormai abbonda il cinema fantasy e sci fi, ma è un opera originale, nata dalla mente dei suoi autori (le sorelle/registe Wachowski), è comunque fortemente debitore da altre creazioni.

In primis da tanta letteratura Cyberpunk anni ottanta, e poi da film (Terminator , Essi Vivono), fumetti (Ghost in the Shell), e altro ancora...Pure il tanto famigerato bullet time non è una esclusiva inedita, ma era stato anticipato l'anno prima dal quasi dimenticato primo Blade con Wesley Snipes.
A questo si aggiunge che era contemporaneo di tante pellicole in cui vi era lo scontro tra realtà “vera” e quella virtuale (il poco fortunato “Existenz” di Cronemberg in primis, ma anche il nostrano Nirvana, e altro ancora). Del resto erano gli anni in cui si pensava di fare cose incredibili con un visore ed un guanto collegato a dei sensori.
Insomma un film di sincretismo di generi, in cui la distopia si fondeva con arti marziali, realtà virtuale con il dominio delle macchine, e contemporaneamente un film di derivazione da altre opere, che però è riuscito, ciò nonostante, ad essere una boccata d'aria fresca per chi adora il cinema di fantascienza e d'azione.
Questo grazie anche alla quantità di scene spettacolari, diventate poi iconiche nella storia del cinema, capaci di influenzare l'immaginario audiovisivo negli anni successivi (Neo che si risveglia nel suo “utero” artificiale, Neo che schiva i proiettili, l'elicottero che si “tuffa” nel palazzo; e tanto altro ancora). Ma non solo: anche un film che ha portato avanti il livello della computer grafica. Mescolando poi il tutto con connessioni, un po' sempliciotte, ma ben inserite, alla filosofia (in primis, il mito della caverna di Platone).
Aggiungiamo un casting semplicemente perfetto, con Keanu Reeves (già “prescelto” nel Piccolo Buddah di Bertolucci, e già cyberpunk in Johnny Mnemonic), Carrie-Anne Moss, l'essenza dello stile che risponde al nome di Lawrence Fishburne, e Hugo Weaving nella parte del malefico villain Agente Smith (pronto ad esplodere poco dopo come il principe Elfico Elrond nella Trilogia del Signore degli Anelli).




E ciò nonostante il fenomeno di Matrix (a differenza di altre saghe come Star Wars o Harry Potter) durò pochi anni. Si parla ora di un remake o sequel, ma la sensazione è che su questa saga si sia calata da anni una certa freddezza.
Colpa forse anche del suo finale, che lasciava chiaramente aperta una finestra enorme per i due episodi successivi (Reloaded e Revolutions, ma che consegnava ad essi il protagonista Neo divenuto ormai onnipotente, rendendo quindi difficile una qualsiasi costruzione drammatica successiva. Con un protagonista più invincibile di Superman, diventa un po' difficile trovargli sfide da affrontare, e da qui la necessità di inserire nel copione scuse bislacche per toglierlo dai piedi: Neo spostato in un posto lontanissimo, Neo in coma, Neo accecato. E così già il secondo episodio risultò inevitabilmente deludente, puntando tutto sul ridare le meraviglie del primo episodio, ma amplificate dalla cgi e dai capitali. E il terzo episodio arrivò stanco, sebbene l'eroica battaglia per difendere la capitale dei buoni è qualcosa di visivamente e meravigliosamente epico anche oggi.
Molto meglio se la cavò la serie antologica animata (Animatrix), che riusciva ad utilizzare questo mondo per delle storie per la maggior parte originali e intriganti: non a caso i realizzatori di questo gioiellino erano tra i migliori registi di film di animazione dell'epoca.




Metafora di una società in trasformazione attraverso cellulari e internet, Matrix compie quest'anno la bellezza di vent'anni. Le cabine telefoniche che i suoi protagonisti utilizzavano per balzare dal mondo virtuale al mondo reale sono ormai archeologia. Eppure Matrix può essere considerato una piccola metafora anticipatrice di come viviamo oggi. Mai come ora siamo immersi nella rete, in un mondo di relazioni virtuali regolate da applicazioni sullo smartphone. Tanta “connessione” è forse un riparo da un mondo che se la cava molto peggio rispetto al 1999, un mondo oggi in cui molti vanno alla ricerca dei “prescelti” liberatori da qualche cattiva entità che ci opprime. Solo che questi liberatori (sovranisti?) hanno poco in comune con il personaggio eroico interpretato da Keanu Reeves. Ma tolto questo ultimo particolare, Matrix nel suo piccolo è stato profetico.