Dopo dieci giorni di proiezioni, corse da una sala all’altra, conferenze stampa, mi ricordo che cos’è il Lido prima ancora di essere la sede della mostra: e cioè una lingua di terra tra la laguna e il mare. E in dieci giorni non ho mai messo piede in spiaggia. E allora esco dall’area della mostra con tutti i suoi lustrini, e lo spirito delle giostre che stanno sbaraccando, e mi infilo nel primo accesso alla spiaggia che trovo. Tra tanti villeggianti in costume, io sono l’unico vestito da capo a piedi, con appesa alla spalla la borsa ufficiale della mostra, stracolma di ogni oggetto di sopravvivenza. E mi son messo pure la camicia!
Mi butto in fondo ad uno scoglio ed estraggo la mia moleskine e la pilot nera con cui ho recensito i film in questi giorni, assumo l’aria di uno assorto nel suo momento creativo, e comincio a scrivere il testo che state leggendo (“Dopo dieci giorni di proiezioni…”).
Vicino a me, dei piccoli granchi scappano intimoriti. Il mare è mosso. Le onde alte si infrangono sugli scogli e mi arrivano degli schizzi. E poi di nuovo schizzi. E ancora schizzi…una goccia cade sul foglio e diffonde l’inchiostro della pilot in una macchia…e realizzo: ma qui sta piovendo! Non ho messo piede in spiaggia da dieci giorni e cinque minuti dopo che finalmente lo faccio, piove! Piove dopo dieci giorni di sole! Fuggo insieme ai bagnanti (mi ricorda la proiezione di Shirin…): loro in costume, io in camicia, pantaloni, scarpe borsello e borsa di ordinanza.
E mentre cerco un riparo mi chiedo: che insegnamento si può trarre da questo? E che insegnamento si può trarre dopo aver visto una trentina di film di paesi e tematiche diversi? Cosa si può imparar da un’inesistente squadra di pallamano cingalese e dagli sminatori americani in Iraq? Cosa da una pesciolina che vuole diventare umana e da un clown che va a salvare i bambini di Bucarest? Cosa da un lottatore americano di wrestling in cerca di una riscossa e una donna francese che si prende a martellate in testa?
Ho solo una risposta possibile: BOH!
E allora non avendo mie conclusioni da proporre, faccio mie quelle del maestro Olmi: la magnificenza del mondo ci rende sempre tutti degli apprendisti.
Amen.