domenica 5 ottobre 2025
Dune Parte Due- di Denis Villeneuve
Il sequel del Dune di Villeneuve, che chiude la trasposizione filmica del romanzo più celebre di Frank Herbert, è arrivato al cinema con un'attenzione mediatica maggiore attenzione rispetto al suo predecessore. Merito sicuramente del successo di quest'ultimo, che ha riaperto le porte al mondo di questa saga letteraria, ma anche dell'accresciuta celebrità negli anni dei due protagonisti, Timothée Chalamet e Zendaya.
Attorno a loro nuovamente il cast di tutto spessore già visto nel primo (con qualche ingresso in più), ma almeno stavolta il tutto non risulta una fredda parata di celebrità, in quanto la trama si fa qui più avvincente e si fa meno schiacciare dalle facce note che passano sullo schermo. Piuttosto è un peccato che tanti talenti siano un po' sprecati in ruoli granitici, come l'epica chiede, ma monocordi.
Per il resto la messa in scena fatta dal regista si migliora rispetto al primo, se fosse possibile, soprattutto per quanto riguarda tutto il comparto tecnico delle scenografie, musiche, costumi, fotografia e montaggio, dando nuovamente una degna rappresentazione del mondo Hebertiano.
E rispetto a questo mondo, il regista si prende qualche libertà, anticipando tematiche del secondo romanzo della serie (Il Messia di Dune) e cambiando il finale. E così la trama non si riduce ad un'epica battaglia tra le forze del bene e del male, ma inserisce problematiche relative alla commistione tra ideali politici e religione, tra leader carismatici e guerre sante (tutti preludi di carneficine), problematiche che nel film sono in seno al protagonista e a quasi tutti coloro che gli stanno intorno.
Tant'è che alla fine la sua compagna Chani farà un altro tipo di scelta, personale e politica, rispetto al romanzo. Cosa che da sicuramente valore al film, anche se farà infuriare qualche nerd ossessionato dallo spauracchio woke.
Un paragone doveroso va fatto anche con la versione pasticciata ma comunque cult girata da David Linch negli anni ottanta. Sicuramente i due film di Villeneuve sono più riusciti e più coraggiosi nel provare ad affrontare alcune tematiche, laddove Linch era costretto dalla produzione a portare a casa un blockbuster (poi mancato), però il suo film visivamente era sicuramente più originale, discostandosi da quanto c'era in giro all'epoca. Ed in esso è spezzare una lancia a favore di due elementi: i vermi giganti di Carlo Rambaldi, e il villain interpretato (per quanto male) da Sting avevano quel guizzo in più che manca alle nuove controparti.
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